Podere Sottoilnoce – Confine
“Sotto il noce non cresce nulla”. Per secoli si è creduto fosse stregoneria, riti e credenze mettevano a tacere gli scettici. Invece oggi sappiamo che è tutto merito dell’allelopatia, ovvero l’antagonismo radicale che mediante il rilascio di tossine nel terreno inibisce lo sviluppo di altri apparti radicali. Lo so, la biologia ha il brutto vizio di togliere fascino.
A Castelvetro c’è un grande noce che da oltre 50 anni però ha trovato un suo equilibrio con una vecchissima vite mista. Ogni anno Max di Podere Sottoilnoce rende omaggio a questo scherzo della natura e raccoglie quella poca uva quasi selvaggia. Solo quella sana arriva in cantina dove viene vinificata nel modo meno invasivo possibile e diventa Confine. Confine letterale, infatti quel noce imponente si trova al limite della tenuta di Max e fa un po’ da ultimo guardiano della terra libera prima del dominio dell’asfalto e della città. Ma anche Confine metaforico perché questo vino racconta un gusto lontano, estremo e testimonia epoche passate. Diverso ogni anno a seconda della proporzione di uva bianca o rossa che arriva in cantina, Confine quest’anno ha un bel color vermiglio scarico e un naso sfaccettato, multiplo. La stessa sensazione di disorientamento si ripresenta in bocca dove tanti gusti si scatenano sulle corde di un’acidità tesa e vibrante. Un’orchestra che suona una ballata antica, forse un vecchio canto di streghe.