Cascina ‘Tavijn – Bandita
Siamo stati abituati a un pensiero di massa: tutti utili, nessuno indispensabile. E se invece la forza si trovasse nell’unicità di ciascuno di noi? Nell’essere uguali solo allo sguardo distratto del passante distratto, ma così irripetibili in fondo, per chi sappia guardare.
Come i vini di Nadia. Solo una barbera, per molti, la sua barbera, così personale e viva per chi si sappia fermare. Sono le uve delle viti più vecchie dell’azienda ‘Tavijn, infatti, vengono scelte e vinificate in acciaio senza aggiunta di lieviti per dare vita a questo vino. Un annetto o più in botte grande firma il risultato. Un vino semplice, come una volta, ma bandito dalla sua denominazione d’appartenenza, quella della Barbera d’Asti, nell’anno del suo primo imbottigliamento.
Logiche di mercato, canoni prestabiliti e inanimi disciplinari. Ce n’era a sufficienza per decidere di cambiare strada, di seguire la massa. Invece, proprio da questo iniziale rifiuto che comincia la riscossa ribella della barbera Bandita che con la sua rosa tra i denti ha girato il mondo e ha fatto innamorare un po’ tutti con la suo profumo selvaggio e la trama spessa, nutriente. Una Bandita scaltra che con la sua acidità è capace di far passare quasi inosservata la sua alta gradazione riuscendo coì a carpire anche i segreti più inconfessabili degli ignari bevitori. Un vino che non trovava il suo spazio nel mondo e che per questo ne ha creato uno suo, tanto indispensabile quanto invisibile ai più.
Nota a margine, ho ordinato questo vino, annata 2017, in uno dei posti più stravanganti e imperdibili in cui abbia mangiato neglio ultimi tempi, la Trattoria La Madia di Brione. Una trattoria alla vecchia maniera, ma stravolta dal genio sregolatissimo di un giovane chef che ha incentrato tutta la sua carta sui cibi fermentati.
Per rimanere in tema con il vino, un locale non solo unico, ma certamente indispensabile.