Podere Veneri Vecchio – Fuorirotta
Domenica è stata la mia prima volta a Vini di Vignaioli a Fornovo, sotto una pioggia scrosciante e sotto un tendone ormai troppo piccolo per contenerci tutti. Sono anni che giro per fiere di vino naturale, per capire che ogni fiera è un microcosmo autonomo, che non c’è mai qualcosa che si ripete. Così è anche per gli assaggi, trovi sempre qualcosa che non ti aspetti, che ti lascia perplesso ma che al tempo stesso non se ne andrà più via dalla tua memoria. Questa volta mi è successo con un vignaiolo che conosco bene, Raffaello Annichiarico, custode di vitigni introvabili nel suo Podere Veneri Vecchio.
Siamo nel Beneventano dove Raffaello negli ultimi vent’anni ha messo a punto un metodo tutto suo di coltivare la vite e fare vino, senza interventi chimici, lasciando grande spazio al tempo, all’ossigeno, al legno esausto (per saperne di più leggete qui la mia avventura di quest’estate a Castelvenere!).
Ma questa volta la sua fantasia si è spinta fino ai confini di quello che potremmo definire il “vino fino ad oggi conosciuto”, superandoli e aprendo nuovi orizzonti. In sordina, dietro un’etichetta che nella sua delicata eleganza poco lascia trasparire della rivoluzione al suo interno, Raffaello è riuscito ad imbottigliare un vino che sradica preconcetti e intontisce le papille gustative. Fuorirotta l’ha chiamato. Non avrei saputo definirlo meglio.
Grieco e Cerreto – base dei suoi super noti Bianco Tempo e Tempo dopo Tempo – lasciati in infusione con un mix di erbe aromatiche e spezie (rosmarino, timo, alloro, salvia, mirto, cannella, zenzero…) che sa di alchimia e di elisir medioevale.
Un sorso che è un cortocircuito intellettuale ed emotivo. Fuori da ogni classificazione. Un gusto che è pura arte, ogni aroma come una pennellata disegna un cerchio perfetto tra radici, viti, erbe spontanee, cielo e aria. Un cerchio infinito e autoalimentato. Il manifesto della libertà di un vignaiolo che – padrone della sua abilità da vinificatore – decide di raccontarci il suo amore per la sua terra e i suoi ritmi lenti, i suoi sapori timidi e i suoi gesti semplici.
Un vino che non metterà certo d’accordo tutti, un gusto che solleverà polemiche, critiche e grandi amori. Ed è per questo che per me ha già vinto, per la capacità di farci mettere in discussione, di aprire qualche finestra impolverata della mente e farci sentire incredibilmente più ricchi.