Tenuta L’Armonia – Grilli e libertà
Vorrei tanto raccontarvi un vino, ne ho tantissimi in testa. Ci sono quelli bevuti da sola, quelli scelti nello slancio di una serata perfetta, quelli di cui mi sono rimaste solo foto sfocate. Ci sono i vini di una notte e quelli che riberresti per tutta la vita, quelli simpatici e anche quelli decisamente cattivi. Vorrei raccontarli, dicevo, ma ieri, oggi e temo anche domani: non ci riesco. Quello che stiamo vivendo mi blocca e mi impedisce di rievocare i dettagli, i profumi, le sfumature. Quello che stiamo vivendo ha scompaginato le prospettive e piuttosto che ai vini riesco solo a pensare a quanto fosse bello prendere la macchina e partire, magari andare in vigna. Come quest’estate quando, in ustionante venerdì pomeriggio, ho girato la chiave per andare da Tenuta L’Armonia.
Obiettivo vendemmia, non ci siamo mai arrivati.
Là ad aspettarmi un pugno di persone sincere, onesti bevitori e liberi pensatori. Non c’è stato un minuto perso, ma solo tempo investito a conoscerci, chiacchiere per imparare a fidarci uno dell’altro. Quello di Tenuta l’Armonia è un progetto ambizioso ed eccentrico almeno tanto quanto il suo creatore, Andrea Pendin. Tenetevi forte, a Tenuta L’Armonia NON si vuole fare la tradizione unendola all’innovazione. Si fa sperimentazione, sostenuta dalla lucida analisi critica di Andrea nei confronti del suo territorio, delle sue uve e della biodinamica. Una conscia e calcolata improvvisazione quella che guida il lavoro in cantina.
Un pomeriggio faceva caldo ed eravamo stremati. Anche parecchio sporchi, devo dire. Ed è stato in quel momento che, accanto alla pigiodiraspatrice a riposo, Andrea mi ha raccontato la sua filosofia. Con quel suo modo brusco, e un po’ timido.
“Non piaccio a tutti. Dico quello che penso e, peggio, faccio quello che voglio. Sai non è solo una questione di passione, bisogna abbassarsi a toccare la terra e passare le nottate con il naso sui libri. Fare il vino per me è istinto, ma un istinto che non può prescindere da conoscenza ed esperienza.”
Erano giorni liberi in quell’aria di campagna, con il gloglottio dei tacchini lì vicini, i grilli di notte fortissimi e i tanti sogni nei racconti al tavolo. E forse oggi, in questo esilio casalingo forzato, ripenso proprio a quei giorni per la libertà con cui ci siamo potuti esprimere, la libertà che adesso ci è tolta.