Siamo (s)fusi
Indirizzi per bere tanto, bere bene, bere solidale
È inutile girarci attorno, non se ne può più. A scadenza quindicinale un DPCM nuovo di pacca “scende freddo su di noi” che siamo lì attoniti e che inermi accettiamo l’ennesimo aggiornamento di sistema come fossimo dei Samsung Galaxy, ma con qualche annetto sulle spalle.
Ma ora ditemi onestamente, siete mai stati soddisfatti davvero dopo un aggiornamento del vostro cellulare? Ogni volta riscaricare le app, reimpostare le password, riscegliere lo sfondo per poi non avere mai tutto che funziona bene bene come prima. La stessa cosa che sta capitando a noi, aggiornamento dopo aggiornamento, alla fine a gennaio è successo: siamo andati in palla.
Non funzioniamo più come una volta, siamo rallentati e stanchi, soprattutto ci ostiniamo in vetusti loop improduttivi: letto-divano-letto, casa-lavoro-casa, sedia-poltrona-sedia, gatto-bambino-gatto, pranzo-cena-pranzo. E aprire la finestra non serve a molto, anzi magari per far uscire il covid si, ma non certo per far entrare quella libertà che ci manca. Ognuno dal suo loop sussurra la stessa lamentela – rivoglio la vita di prima, com’era bella la vita di prima – o rassegnato domanda: dov’è la mia vita di prima?
Io la risposta non ce l’ho e come voi mi sento in stallo nel mio loop personale, però posso provare a lenire il vostro senso di sconforto ed abbandono nello stesso identico modo che applico su di me.
Con il vino. Questa volta in grande formato.
Sì, perché se il 2021 ha fatto anche cose buone ha sicuramente dato grande spinta al settore della vendita di vino online. Soprattutto a partire da marzo, quando eravamo davvero tutti a casa tristi ed assetati, abbiamo assistito ad una imponente trasformazione digitale in uno di quei settori che più aveva mostrato resistenza fino a quel momento. I servizi già forti si sono rafforzati, ne sono nati di nuovi, tante enoteche hanno attivato la piattaforma e-commerce, si sono quadruplicati gli abbonamenti tematici. Tutto molto interessante, ma il vino sfuso? Cioè, parliamone, quando si è in casa e si beve tutti i giorni, magari in famiglia, non siamo tutti così appassionati (e così benestanti…) da poterci permettere di stappare continuamente. E se invece siamo da soli? Ancora peggio! Difficilissimo superare lo scoglio psicologico di aprirsi una bottiglia tutta per sé.
La soluzione c’è, non l’hanno inventata nel 2020 ed è certamente il vino sfuso. Più economico, più pratico e più ecologico. Negli ultimi anni le vecchie damigiane da imbottigliare sono state sostituite dai contenitori in plastica con rubinetto, le famigerate bag-in-box, per semplificare la vita anche a chi, come me, viva in città in spazi angusti e non abbia una cantina.
Un consumo, quello dello sfuso, in generale più giusto e sostenibile sia in termini ecologici che economici e quindi da prendere in considerazione per tutti gli accaniti bevitori, eppure un solo gigantesco problema: trovarlo buono.
Al giorno d’oggi, infatti, lo scetticismo attorno al vino sfuso di cantina è tanto, per molti inevitabilmente sinonimo di vino a basso costo e di bassa qualità, da vendere appunto in grandi formati. Da qualche tempo però avevo sentito dire che alcune aziende agricole di vino naturale, molte delle quali tra l’altro nascono proprio sulle fondamenta di anni ed anni di vino venduto in damigiane dai loro nonni, non avessero però mai abbandonato quella vecchia e cara strada.
Così ho fatto un po’ di ricerca tra amici e produttori in tutta Italia e di seguito vi lascio alcuni indirizzi utili per ricevere sfuso naturale in bag-in-box direttamente a casa!
1. Sfuso Buono
Qualcun altro in questi mesi di reclusione deve essersi posto la mia stessa domanda, mettendosi al lavoro. Nel novembre 2020, proprio alle porte del lockdown-season2, dalla vulcanica creatività di Alessandra Costa e Paolo Vaccarella nasce Sfuso buono. Il primo negozio on-line di sfuso (vino soprattutto, ma anche succhi) di qualità nel formato bag-in-box. Un progetto dalla mission semplice ed intuitiva. Eppure, un progetto che appunto mancava nel panorama del vino naturale in Italia. Ora semplicemente non manca più.
Tre le parole cardine su cui i due ragazzi hanno saputo costruire una solida rete di distribuzione di vino bag-in-box dal produttore al consumatore: buono, bello, umano. Buono, perché fatto in maniera artigianale, bello perché le grafiche curate da Carolina Roggero sono modernissime e perché le box sono compatte e a misura di frigo, umano perché Sfusobuono crea proprio quel contatto, quella scintilla, tra chi fa e chi beve.
Una piattaforma giovane e colorata, facile da utilizzare, a cui, in breve tempo hanno aderito oltre una decina di produttori con nomi noti ed ultra-noti per chi bazzica nel gioioso mondo del vino vero.
La consegna è rapida, in tutta Italia e gratuita oltre i 90euro. Direi che non manca nulla: ah e non fatevi spaventare dalla quantità, come ci ricorda il sito 3 litri alla fine sono 4 bottiglie di vino, suvvia!
Aziende a Catalogo (gennaio 2021)
Francesco Cirelli, Buondonno, Il Farneto, Folicello (anche succhi), Villa Venti, Fattoria di Pomona, Podere Anima Mundi, Athos, Carussin, Cascina Fornace, La Morella, Valli Unite, Pusole
2. Cooperativa Agricola Valdibella
Valdibella è una cooperativa sociale nata ad inizio 2000 a Camporeale, nell’agricolo entroterra palermitano, per dare nuova dignità al lavoro agricolo in Sicilia, opponendosi con la sua attività allo sfruttamento sia del territorio, sia di chi lo lavora, sia di chi ci abita. I prodotti Valdibella infatti sono tutti biologici, la cooperativa inoltre offre lavoro a tanti giovani affetti da disagio sociale offrendo loro una seconda opportunità, infine – fin dal primo giorno- Valdibella ha aderito all’associazione Addiopizzo che con le sue attività si spende ogni giorno sul territorio per un’economia – e quindi una vita – libera dalle mafie.
Ed è proprio sul sito e-commerce di Addiopizzo ho scoperto che i vini di Valdibella sono disponibili anche nel formato bag-in-box. Due varietà autoctone ovviamente, Catarratto per il bianco e Nero d’Avola per il rosso in formato da 3 litri, frutto della scelta da parte di Valdibella di non svendere sul mercato il prodotto “in eccesso” ma dargli una nuova vita appunto con il formato sfuso. Bere vino non è mai stato così giusto e utile!
3. Nadia Verrua
Chi non conosce Nadia Verrua alzi la mano e vada immediatamente in una enoteca a rimediare. Anzi, in realtà potrebbe rimediare proprio contattandola per ricevere a casa direttamente il suo sfuso! Una volta diventata la personalità alla guida della sua azienda familiare Cascina Tavijn, Nadia ha scelto da un lato di proporsi al pubblico in una chiave molto pop grazie alle etichette disegnate da Gianluca Cannizzo (qui ne trovate un esempio!) e diventate ormai veri e propri manifesti del movimento del vino libero e genuino, dall’altro invece di rimanere ancorata saldamente alle tradizioni trasmesse da mamma, papà e nonno, tra cui il vino sfuso.
Così Nadia accanto alle sue bottiglie continua a produrre anche bag-in-box di Freisa-Barbera o di Grignolino. Averle è facile, mandatele una mail (cascinatavijn@gmail.com), scegliete il vitigno e il formato (5 o 10 litri) e Nadia vi farà arrivare a casa il puro Monferrato. Ah, qualcuno deve averlo già fatto e il Grignolino è finito, bisogna aspettare quello di primavera 2021. Ma è un attimo…
4. Ancarani
Se la vostra voglia di Romagna è incontenibile arriva in vostro soccorso l’azienda agricola Ancarani. Da più di 50 anni agricoltori e viticoltori in località San Biagio in provincia di Faenza (località che si ritrova nel nome del loro Sangiovese in purezza Biagio Antico, da provare!) oggi Claudio e Rita portano avanti il lavoro nei loro 14 ettari vitati con entusiasmo e fantasia l’azienda di famiglia. Una conduzione agricola biologica e biodinamica che porta a vini di carattere, territoriali e vivi. Oltre alla selezione delle loro uve migliori che va in bottiglia, Ancarani offre anche la possibilità di acquistare il loro vino sfuso, in formato bag-in-box da 5 litri, proveniente esattamente dagli stessi vigneti e quindi dalla stessa agricoltura.
Oggi presso i loro distributori a Bologna, Parma, Milano e Torino o direttamente in cantina potete acquistare i loro rossi – il Sangiovese e il Centesimino – presto arriveranno anche i bianchi, prima il Trebbiano e Freschetto, verso giugno l’Albana. Prendete appunto sul calendario! E magari fatevi mandare anche una confezione di pasta ad alta digeribilità con il grano Senatore Cappelli di loro produzione.
5. Raina
Francesco Mariani dal 2002 è viticoltore a Montefalco. Prima di lui c’era appunto Raina, un contadino con il quale Francesco ha voluto mantenere una connessione se non altro simbolica dedicandogli il nome della sua azienda. Una decina di ettari, agricoltura biodinamica, vini che come la terra raccolta a mani nude, ruvidi, grassi, profumati, appetitosi. Vini che conosco bene, che amo bere e ribere: una volta ve li ho raccontati qui. Vini dall’anima punk-rock come le loro etichette che non deludono nemmeno per lo sfuso, anzi per gli “Sfusi di Testa”: il rosso Wayne e il bianco Garth.
Disponibili da aprile, per averli basterà passare in cantina se siete nelle vicinanze, oppure scrivere a info@vini-raina.it. Disponibili spedizioni in tutta Italia. Restate connessi!!
6. Marco Merli
Restando in Umbria avete anche un’altra opportunità che fossi in voi non mi lascerei scappare, quella dello sfuso di Marco Merli direttamente dai suoi vigneti a Casa del Diavolo, in provincia di Perugia.Ex designer di moda, Marco arriva alla vigna un po’ per caso una decina di anni fa. Il padre infatti aveva acquistato i primi terreni per farne un hobby. Con Marco il gioco si è fatto serio e i due oggi collaborano strettamente nella gestione dei loro ettari vitati che sono diventati sette!
Sia il suo bianco che il suo rosso, belli asciutti e taglienti, sperimentali e originali, sono disponibili in bag-in-box da 5litri. Per ogni informazione scrivetegli via mail (cantinamarcomerli@gmail.com).
7. BiB King
Spin off della nota distribuzione Radici Natural Wines di Davide Manitta, è nato a marzo 2020 BiB King. Grazie anche alla partecipazione del figlio Carlo, BiB King è un progetto giovane e innovativo che intende rivoluzionare il mondo dello sfuso a domicilio come fece B.B. King e la sua chitarra nel mondo del blues. Partendo da un prodotto d’eccellenza di tipo artigianale, BiB King punta a distinguersi per il rapporto qualità prezzo e per la rapidità di consegna (su Milano parliamo di poche ore!!). Le box ora sono da 5litri, ma è in arrivo il formato da 3 e anche, novità assoluta, quello da 1,5 litri per permettervi di assaggiare più referenze presenti sul loro catalogo. Un catalogo che oggi copre quattro regioni italiane, ma che sarà ampliato nei mesi a venire così come presto arriverà la nuova veste grafica del progetto che potete intanto sbirciare nel loro sito www.bibking.it o sulla loro pagina Instagram.
Questo un’esempio di uno dei loro rossi sfusi il Sangiovese e Colorino di Fattoria Castellina, un’azienda biodinamica nella zona del Chianti Montalbano vicino a Firenze a cui sono molto affezionata e che vi ho presentato da poco in un video (vuoi vederlo? qui!!)
Aziende a Catalogo (gennaio 2021)
Fattoria Castellina, Terre di Pietra, San Lurins, Fattoria Nannì
Non so voi, ma io a volte ho proprio voglia di vino toscano. In quei casi, l’azienda Le Masse è sempre un nome che tengo in grande considerazione. Una famiglia unita e allegra che dagli anni ’50 produce olio e vino a Barberino Val d’Elsa. Vini liberi da chimica, e frutto di una attenta ed appassionata agricoltura biodinamica perché proprio loro, come vignaioli, sono i primi ad essere “biodinamici”: sinceri e vitali come i loro prodotti. Nel formato bag-in-box da 3, 5 o 10 litri potete trovare il loro rosso, un blend delle uve dell’azienda a base sangiovese. La consegna è sempre gratuita (senza minimo d’ordine,urrà!), per ulteriori informazioni scrivete a contatti@fattorialemasse.it o al numero 366.1576282.
9. Siamo sfusi
La dignità del vino. Questo il potente sottotitolo di Siamo Sfusi, slogan liberamente ispirato a niente meno che l’editoriale di Porthos 8 uscito nel 2002 che così recita: La dignità̀ del vino sfuso. Avete mai pensato a quale vino vi fa sentire “a casa”? Ecco, il torinese Francesco Piras alla guida di questa realtà – nata ad aprile 2020 in pieno lockdown – sposa la teoria di Sandro Sangiorgi e vede proprio nel vino sfuso il vino che più può ricostruire in noi la memoria delle tavole in famiglia. “Il vino sfuso si presta all’accompagnamento più che all’abbinamento di un cibo” recita nel suo vivace e appassionato manifesto di cui vi lascio il link qui perché merita una riflessione. E se dopo la lettura vi fosse venuta sete potete contattare Francesco sui canali social di Siamo Sfusi e chiedergli il catalogo, in continuo aggiornamento. Spedizioni in tutta Italia.
Aziende a Catalogo (gennaio 2021)
Carussin, Rocca Rondinaria, Santa Colomba
10. Col Del Lupo
È davvero con entusiasmo che vi presento il progetto sfuso di Col Del Lupo. Non l’ho ancora provato in prima persona, ma mi piacerebbe tantissimo farlo perché è divertente. Questa azienda di Valdobbiadene che avevo conosciuto qualche anno fa al Mercato FIVI di Piacenza (qualche info qui!) infatti può recapitare a casa vostra box da 20 litri di vino bianco che potrete imbottigliare seguendo le facili istruzioni allegate per “produrvi” a casa il vostro rifermentato con il fondo. La varietà è ovviamente l’uva Glera, quella del prosecco per intenderci, e il vino esattamente lo stesso che imbottigliato in azienda diventa l’etichetta L’Aldo colfondo.
Col del Lupo con la loro iniziativa penso che centri l’obiettivo di unire un gesto tradizionale dell’imbottigliamento home-made con la praticità del rubinetto e del bag in box. Un gesto che rischierebbe di andare perduto in quanto sempre meno in voga tra le nuove generazioni. La vendita dello sfuso aprirà il 20 febbraio 2021, prima potete prenotare la\le vostre box chiamando lo allo 0423.980249, inviando una mail ad info@coldellupo.it o scrivendo sui social. Quanto sarà carino presentare agli amici il proprio rifermentato? Magari con una etichetta di fantasia fatta da voi?
Non è facile approcciarsi al racconto di aziende come La Distesa di Corrado Dottori e Valeria Bochi. Prima ancora che vigna e agricoltura, La Distesa è pensiero, critica, crescita. O forse è tutte queste cose insieme come se crescendo in maniera non invasiva, in maniera accogliente, le piante si crescessero anche le idee e le persone che liberamente pensano, amano, coltivano. Se da tempo mi incuriosisce l’assonanza lessicale delle parole coltura e cultura, sono realtà come La Distesa a fornirmi una chiave di lettura: lì si coltiva la vigna, lì si coltivano le persone. Nell’ottica di Corrado e Valeria è la stessa cosa e la loro agricoltura, per me, uno dei più grandi esempi di generosità. In un quadro del genere non stupisce che, ben prima che se ne ritornasse a parlare in questi tempi di lockdown, Corrado non abbia mai abbandonato la strada dello sfuso. Ne parla con Stefano Bellotti e con Giovanna di Pacina in un passaggio del bellissimo documentario Resistenza Naturale di Jonathan Nossiter. Per Corrado produrre vino sfuso si tratta di fornire, in primo luogo, un legame d’affetto con chi lo beve per due ragioni. La prima è che lo sfuso viene venduto in cantina (prevalentemente, e previa prenotazione) quindi si rivolge a una clientela locale o a chi, anche da lontano, abbia voluto mettersi in marcia per averlo. La seconda è nel prezzo, così calmierato da permettere a chiunque di avvicinarsi al vino secondo natura, un punto di vista interessante alla luce delle sempre più accese polemiche sul costo al consumatore del vino naturale che lo renderebbe accessibile solo a nicchie di consumo benestanti e, di conseguenza, ne farebbe un prodotto intrinsecamente classista, allontanandolo per definizione da quegli ideali di sostenibilità e uguaglianza da cui era nato nei primi collettivi a cui Corrado e Valeria partecipavano durante i loro anni a Milano. Lo sfuso naturale invece ristabilisce un contatto ed un equilibrio, non tradisce né chi lo fa né chi lo beve. Lo sfuso è coerenza.
Ringrazio Corrado per avermi concesso una breve telefonata sull’argomento e vi invito a fare due cose: a leggere i suoi libri (Non è il vino dell’enologo e Come vignaioli alla fine dell’estate) per aprirvi ad un punto di visto socio-politico del vino e a contattarlo via email per prenotare le sue dame da 5litri (disponibili anche in spedizione per ordini superiori ai 30litri).
12. Cà del Prete – Luca Ferrero
Piemonte, Piemonte mon amour. Pino d’Asti per la precisione, ad una trentina di chilometri da Torino. È qui che Luca Ferrero, classe 1988, segue in prima persona tutte le fasi di vinificazione per l’azienda di famiglia di cui è titolare dal 2011, Cà del Prete. Ben quattro generazioni di vignaioli, un’azienda storica che con il papà Giorgio, già negli anni 80 – agli albori del movimento biologico in Italia – fece la scelta coraggiosa ed etica di ricercare la denominazione BIO per tutelare le loro lavorazioni rispettose dell’ambiente e del vino. Da sempre legato a questo vitigno, nel suo sfuso Luca non fa mai mancare la Freisa che partecipa per oltre il 50% insieme alle altre varietà autoctone presenti in azienda, che invece possono variare in proporzione di anno in anno. Sebbene proveniente dalla stessaa agricoltura e dalla stessa cantina, lo sfuso di Cà del Prete è un vino volutamente diverso da quello che si troverà in bottiglia, pensato da Luca nel formato bag-in-box da 5 o 10 litri per mantenere in vita un gusto – contadino e schietto, quotidiano – ma anche un gesto, quello di tanti del paese abituati ad andare in cantina a prendere il vino in damigiana e imbottigliarlo in casa, piuttosto che comprare la bottiglia. Un vino così raramente arriva in città dove la routine industriale ha contaminato ogni abitudine, ma Luca volentieri consegna anche a Torino e provincia, oltre a spedire in tutta Italia.
13. Tenuta De Maio
Vi segnalo con piacere questa azienda pugliese, di San Severo, che ho conosciuto recentemente attratta dalla semplice originalità delle sue etichette. Dopo aver assaggiato i vini e scambiato una bella chiacchierata con il produttore Giovanni mi si è rivelata molta sostanza e sensibilità alla base della produzione di questa media azienda (35 ettari totali di cui 15 vitati) di proprietà del suocero e dove Giovanni, laureato in economia e per anni impegnato nel marketing di importanti aziende vinicole pugliesi, dava libero sfogo alla sua vera vocazione, quella di viticoltore. Ho avvertito una profonda umiltà alla base del progetto, coerente proprio con la semplicità dell’immagine scelta per le bottiglie: un Pantone che rappresentasse il colore autentico del vino (o dell’olio EVO) all’interno, senza correzioni o artefatti. Una produzione al momento ancora piccola in termini di bottiglie, così da lasciare la possibilità che una parte del vino – esattamente lo stesso della bottiglia – venga distribuito nel formato GiuBox, bag-in-box di sfuso bianco (Bombino in purezza, eccezionale!) e di rosso (Nero di Troia in purezza, interessante autoctono della zona). Sia le bottiglie che le box, di vino e di olio, sono disponibili sul sito della distribuzione naturale Meteri. Un bel risparmio e un bel modo per conoscere una nuova azienda!
14. ‘A Vita – Vignaioli a Cirò
“Si può togliere un calabrese dalla Calabria, ma non la Calabria da un calabrese.”
È questa la storia di Francesco De Franco, per oltre vent’anni architetto di successo tra Firenze e San Marino, oggi viticoltore a Cirò Marina. Un viaggio prima pensato durante gli anni trascorsi in città, poi realizzato fino alle radici di un territorio, di un vino e di sé stesso.
Il vino, il Cirò, che stava subendo in quegli anni – parliamo del primo decennio del nuovo millennio – una profonda crisi di identità: il nuovo disciplinare di produzione per la DOC del Cirò Classico concedeva infatti ai produttori di mescolare al Gaglioppo fino ad un 20% di altre varietà. Tutto ad unico scopo: rendere il Cirò un vino carico e fruttato, certo più amato da un certo tipo di consumatori, ma un vino senz’anima. Un Cirò senza Calabria.
Ma Francesco non è tornato per scendere a compromessi con il mercato, ma per produrre un vino onesto, istantanea del luogo in cui cresce. Una scelta semplice, forse ovvia per chiunque non voglia rinnegare le proprie origini, ma intrisa della forza rivoluzionaria di chi fa le cose per passione e per istinto. Nella sua azienda ‘A Vita Francesco inizia quindi a vinificare da sole uve Gaglioppo, senza additivi chimici in vigna e senza aggiustamenti in cantina, il suo Cirò. Il mercato sarebbe arrivato, lui e gli altri produttori della Cirò Revolution avrebbero lavorato in squadra per crearlo. E così è stato.
Come mi racconta, lo sfuso nell’azienda c’è sempre stato, destinato però ai locali che andavano a riempire le loro damigiane. La novità di questa stagione non è quindi il contenuto, ma la veste, nella fattispecie quella della bag-in-box da 3 o 5 litri.
Frutto dell’unione delle seconde scelte operate sui vini sia in fase fermentativa che di affinamento, lo sfuso di ‘A Vita non poteva che chiamarsi Sanguemisto. Dai torchiati del rosato e dei bianchi fino a parti del Cirò Rosso e della Riserva: il succo del lavoro di tutta una stagione (anche più di una!). Un vino rosso quotidiano, da condividere e amare per il suo carattere irascibile e per la sua istintiva promiscuità.
Come fare ad averlo? Innanzitutto, cercarlo subito perché le quantità non sono elevate. Ad oggi è disponibile scrivendo direttamente a Francesco e a Laura (avita.info@gmail.com) e andando di persona presso l’Enoteca Severino di Padova, SoloVino di Roma, Puteca di Gradoni di Chiaria. Inoltre, sarà a breve inserito nel catalogo di SiamoSfusi distribuzione con base a Torino di cui ho parlato poco sopra!
“Lo sfuso è la linfa, la radice, la madre di ogni azienda agricola!”
Inizia così la chiacchierata con Pedro di Sa Defenza su quello che io chiamo il “nuovo” progetto dello sfuso. Perché nuovo non è: come ho raccontato anche per altri produttori in questa guida, la novità oggi non è la sostanza ma la forma. La scelta di far camminare lo sfuso lontano da dove viene prodotto creando a tutti gli effetti un nuovo mercato agricolo, per permettere a tutti di bere facendoci del bene.
Non è la prima volta che vi parlo sul blog si questa cantina cagliaritana di Donori (qui vi racconto il loro Maistru!) e recentemente vi ho raccontato sulla pagina Instagram di essermi innamorata della mediterranei del loro Vermentino macerato Sa Cava sulle bucce.
Per l’azienda agricola Sa Defenza – mi racconta – tutto è cominciato a fine anni ’90 con la decisione di non conferire più le uve alla cantina sociale, ma con la vinificazione delle uve per produrre uno sfuso destinato al commercio locale. Sono stati proprio i piccoli proventi dello sfuso a permettere poi negli anni l’evoluzione del progetto, fino all’arrivo nel 2014 delle prime bottiglie come selezione del meglio che alcune vigne dell’azienda potevano dare.
Lo sfuso di Sa Defenza è solo rosso ed è il blend di tutte le varietà rosse dell’azienda, dal Cannonau al Bovale, al Syrah. Non è un vinello, ma come ben sanno tutti gli affezionati di quest’azienda, è un rosso caldo e corposo che senza problemi supera i 14 gradi di pura Sardegna, bevuto leggermente fresco non ve ne accorgerete nemmeno!
Disponibile nel formato bag-in-box da 3 o da 5 litri, per averlo basta scrivere direttamente ai ragazzi in azienda ( sadefenzadonori@gmail.com ) e aspettare che il corriere suoni il campanello.
16. Vinica – Le Colline di Ripa
Nel 1975, nel corso del suo terzo viaggio alla ricerca del vino genuino, Mario Soldato seguendo la linea della costa abruzzese e sconfinando in Molise esclamava “Si vede proprio che qui non tira aria: Bacco si è fermato a Termoli.”
Credo sarebbe felice di ricredersi ora conoscendo i ragazzi di Vinica, magari andando di persona a visitare la loro azienda nata nel 2007 per mettere in pratica un progetto di agricoltura biologica ecosostenibile nell’alta collina di Costa Bianca di Ripalimosani, nei pressi di Campobasso. Una realtà familiare – tanto che il nome andrebbe scritto Vi.Ni.Ca come acronimo dei nomi dei tre figli del proprietario Rodolfo Gianserra – grazie alla quale terre incolte e abbandonate, ma storicamente vocate alla produzione di uva sono state rimesse in sesto e hanno ripreso a dare i loro frutti che in cantina vengono lavorati in maniera integra senza l’utilizzo di lieviti o di sostante chimiche per la correzione.
Tra i frutti molisani di Vinica ce n’è uno in particolare, la Tintilia: uva a bacca rossa dal grappolo spargolo, molto colorante e con pochi tannini, oggi definitivamente proclamata varietà autoctona molisana. Un’uva dal forte carattere che Vinica propone in diverse chiavi di lettura: dal Morgia Lafesta dove viene utilizzata in blend con l’Aglianico, in versione semicarbonica nel Beat, in purezza con Lame del Sorbo, un terreno su cui hanno ritrovato appezzamenti vitati a Tintilia da più di 80 anni la cui intensità espressiva ben sostiene l’affinamento più lunga (ma sempre in acciaio) della versione Riserva. Ve lo state chiedendo? La versione più giovane con un solo anno di sosta in acciaio esiste anche in formato BagInBox per rallegrare tutti i barbecue che avete già in programma di fare quest’estate! Questa box, la BiB di Sauvignon bianco, i vini che vi ho raccontato e tanti altri sono disponibili nella sezione ecommerce del sito di Vinica insieme ad un essenziale racconto di quello che sono e quello che fanno. Bravi e viva il Molise!
(Grazie a Davide Pacchiani per la segnalazione!)
Questo il nome scelto da Giacomo Castore per il suo progetto di distribuzione di vino sfuso per il settore horeca, enoteche e ristoranti. Non uno sfuso qualsiasi, non quello che a 1 euro al litro finisce per svilire territori eccellenti di produzione italiana. Ma vino sfuso artigianale, buono, rispettoso nei confronti dell’ambiente e di chi lo lavora.
Perchè lo sfuso e non una “normale” distribuzione di bottiglie? “Girando per l’Italia mi sono reso conto di come l’anima di un territorio venisse esaltata proprio da questi vini semplici, ma mai scontati. La mia volontà è quella di riportare alla ribalta quei vini che vengono consumati abitualmente dagli abitanti delle zone di produzione. Pensa a Montalcino, quante persone della zona scelgono la bottiglia rispetto allo sfuso?”
Un punto di vista che mi sento di condividere, quello di tornare alle origini del gusto di un territorio
e della sua tradizione attraverso il consumo dello sfuso. Giacomo ha deciso di farmi assaggiare due delle sue bag in box (in formato da 3litri). Due vini di due territori a cui è molto legato. Il primo, la Liguria nel territorio di Brugnato con il bianco della nuova azienda Serae 537 che porta la firma di Andrea Marcesini (La Felce, ndr). Un uvaggio di vermentino, malvasia di Candia non aromatica e trebbiano Toscano molto ricco e intrigante, per nulla banale, anzi sorprendente per pienezza e rotondità. Poi l’alta Toscana, con il rosso quasi tutto Sangiovese (c’è una punta di Canaiolo) di Niccolò Lari, vignaiolo a Lastra a Signa. Una collina quella ai piedi del Montalbano a cui sono legata moltissimo anche io da quando passai una settimana lì in compagnia di Fattoria Castellina. Lo sfuso di Lari viene da vigne tutte sparse attorno a Firenze e nel bicchiere si mostra molto intenso, nei profumi come nella materia in bocca, un rosso da pasto e molto gastronomico.
Capitanvino è un progetto con sede a Carrara che ha appena visto luce, nei ultimi mesi non semplici del 2021 e che ora può contare solo sulle energie di Giacomo che si sta occupando personalmente delle consegne e spazia in un raggio che va dalla Liguria di Levante a Firenze. Un catalogo ancora in via di aggiornamento che troverete sul sito (ora ancora in costruzione) ma che per il momento potete richiedere direttamente a Giacomo tramite la sua pagina Instagram insieme a informazioni su consegne e spedizioni.
Un’opportunità ad un prezzo competitivo per le tante trattorie e osterie nelle nostre provincie, dove si mangia la migliore tradizione ma spesso è proprio la qualità del “vino della casa” a lasciare interdetti. Buona avventura e viva il lupo!
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Voglio ringraziare Marco Callegari per avermi aiutato a dare forma e sostanza ad un’idea che coltivavo da troppo tempo senza realizzare. E’ un ragazzo d’intuito, si sa.
Per ora mi fermo qui, ma in questi giorni di ricerca tra produttori, conoscenti, social e web ci sono tanti altri nomi che mi sono stati segnalati, quindi la lista è in continuo aggiornamento.
Intanto armiamoci di calice e tiriamo un sospiro di sollievo perché no, di sete non moriremo!
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PS. Del 9 febbraio 2021 – tarda sera
Bazzicando l’ambiente del vino on-line nelle ultime settimane mi sono resa conto di come lo sfuso naturale stia conquistando sempre più attenzioni da parte di addetti al settore e non. Se ne parla sempre di più e se ne discutono i pro e i contro.
Come me c’è chi è entusiasta all’idea che il vino naturale prestandosi alla vendita sfusa stia percorrendo una strada che ha la potenzialità di abbattere le barriere e riconnettere in maniere spontanea ed immediata il vino alla tavola, il consumatore alla terra. D’altro canto c’è chi è scettico sulla provenienza delle uve, sulla stabilità dello sfuso o sull’utilizzo della plastica nel contenitore bag in box.
Tanti spunti di riflessione, tutti ottimi, su quali ci si confronta e sui quali ha dato la sua opinione anche Sandro Sangiorgi in una bella diretta disponibile sul profilo Istagram di Porthos (qui il link disponibile anche per chi non sia iscritto al social qui ).
Inoltre vi segnalo anche il nuovo blog di Fabio Pracchia, per anni collaboratore di Slow Food Editore, chiamato Ripeness Is All. Un contenitore poliedrico, dalle interviste, ai pensieri, alle degustazioni, introdotto da un editoriale bellissimo (correte a leggerlo qui) e, udite udite, con una sezione dedicata all’assaggio del vino sfuso
Ciao,
mi chiamo Lanfranco Mosconi,un appassionato qualunque di vino.Ti faccio veramente i miei complimenti per tutto l’articolo ed il lavoro che hai fatto,dovremmo essere piu’ educati sullo sfuso e rispettarlo di piu’.
Avrei delle domande,ma sono in merito al contenitore BAG IN BOX.
Cosa ne pensano i produttori riguardo la bag in box?come si comporta come contenitore?e’ sicuro sotto il profilo qualitativo?ce ne sono di migliori o di peggiori?
Insomma,sulla base di quello che hai raccolto,riusciresti a riportarmi qualcosa in piu’ sul contenitore?
grazie mille
Ciao Lanfranco,
grazie mille per il tuo commento e per i complimenti! Per quel che riguarda le bag in box quel che ho potuto raccogliere tra i produttori sono tutti commenti favorevoli all’utilizzo perchè è sterile, non altera il gusto del vino e protegge ermeticamente dall’ossigeno che è uno dei principali nemici del vino in generale, e naturale in particolare non avendo i naturali molti conservanti all’interno. Sul fatto che ne esistano di minor o maggiore qualità non saprei dire, mi informerò e ti faccio sapere!