Terra Vecchia fa buon vino (e fa innamorare)
Intervista a Alejandra Delfino e Stefano Fraternali
Ci sono tante ragioni per cui andiamo alle fiere di vino. Per assaggiare nuove etichette, per visitare altri paesi, per mangiare cibo tipico. E per incontrare nuove persone. Ecco se c’è un aspetto che mi ha colpito – e conquistato – durante la mia prima esperienza a Vella Terra è stato il grande risalto al valore umano dato a chiunque, anche in piccola parte, aveva contribuito alla realizzazione della manifestazione.
E proprio per raccontarvi meglio il profondo “capitale umano” che anima la grande fiera del vino naturale di Barcellona ho pensato di scambiare quattro chiacchiere telematiche con chi in prima persona plurale ha pensato che Vella Terra non solo fosse possibile, ma fosse necessaria, ovvero i suoi organizzatori: Alejandra Delfino e Stefano Fraternali. Lei argentina, lui italiano nel conoscerli colpisce l’amore che li unisce, autentico e forte, e che – come solo gli innamorati veri – sono in grado di catalizzare verso la causa in cui credono: il rispetto per il lavoro artigiano, in ogni suo aspetto, non solo in quello del vino.
E per questo nel ricordo che ho di Vella Terra vedo innanzitutto un luogo in cui si celebra un amore, quello di Alessandra e Stefano, quello tra tutte le persone che partecipano e in senso più profondo quello tra le persone e la terra che abitano. Un ritrovo annuale più che di bevitori – e lo siamo certo – di persone innamorate e per questo più che mai disposte ad emozionarsi e emozionare.
Però nel racconto di questa manifestazione – 146 produttori da 16 paesi più simbolo di pace e inclusione di così – mi sembra doveroso ricordare che oggi là fuori c’è la guerra. Quella vera con i fucili, quella che pensavamo fosse ormai relegata ai libri di storia e che invece bussa alle porte delle nostre case. E se i tempi bui che stiamo vivendo non saranno più riscaldati dal gas russo, la risposta all’ansia e all’incredulità di fronte alla violenza e alla morte mi sembra venga da sé. Uniamoci, gridiamo il nostro dissenso, ognuno nel proprio piccolo cerchi di aiutare, magari proprio decidendo di venire a Barcellona insieme a tante persone che semplicemente non sono d’accordo. Sarà romantico, ma io credo che l’amore farà sempre più rumore della paura e dell’odio. E per me perdere è smettere di crederci.
Un assaggio di Vella Terra dall’ultima edizione nel 2020:
Prima di lasciarvi alla lettura dell’intervista vi lascio alcune coordinate per organizzare la vostra trasferta
- Sabato 2 e domenica 3 aprile
- Barcellona, Estaciòn del Norte, nel quartiere Eixample
- elenco dei produttori
- biglietti in prevendita (suuuuper importante, perché – nonostante il covid si stia facendo dimenticare – la capienza quest’anno è ancora ridotta al 70% per ragioni di sicurezza sanitaria.
La guerra in Ucraina, quindi, è arrivata fino in Spagna, fino a Vella Terra, non è così?
Purtroppo, e fin dalle prime bombe su Kiev abbiamo voluto dimostrare la nostra vicinanza alle popolazioni colpite attraverso messaggi e stories sul nostro profilo Instagram. A distanza di pochi giorni poi, la vicenda ci ha toccato proprio da vicino perché una delle aziende che avrebbe dovuto partecipare alla Fiera, Berryland che produce sidro e fermentati di frutta in Ucraina, è stata colpita dall’artiglieria sovietica che ha distrutto l’intera produzione e costretto il produttore a scappare diventando rifugiato di guerra oggi a Genova. Per lui e per tutti quelli che non
conosciamo ma che sappiamo essere in difficoltà, nel poco tempo che abbiamo a disposizione stiamo cercando un modo per organizzare durante la Fiera una piccola raccolta raccolta fondi a favore dei profughi e rifugiati. Non è molto, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare.
Sapevo sareste stati sul pezzo, come sempre, con il cuore. Ma facciamo un passo indietro, quest’anno sarà la 6^ edizione di Vella Terra, da dove è nata l’idea?
È semplice, volevamo qualcosa che non c’era. Vella Terra nasce da una esigenza, un bisogno: quello di dare il giusto riconoscimento del proprio lavoro, nella propria regione alle tante cantine che in quegli stavano nascendo in Catalunya e in Spagna. L’idea era quella di farle “sentire meno sole” nel loro lavoro, mettendole in contatto qui a Barcellona con quelli che consideriamo i pionieri internazionali del movimento artigiano/naturale. I vari eventi che conoscevamo sul territorio spagnolo erano collegati direttamente a distribuzioni più o meno commerciali, più simili a showroom per i propri clienti. Noi volevamo un evento indipendente (aggettivo che infatti si trova anche nel nome della fiera) e così dal 2016 è nata Vella Terra.
Vella Terra, in italiano significa Terra Vecchia. Perché questo nome?
È uscito per caso, chiacchierando tra di noi durante un viaggio di ritorno dall’Italia dove eravamo stati a visitare molte cantine amiche che senza alcuna esitazione ci avevano dato il loro appoggio nell’avviare questa avventura. Un’avventura che era nuova, ma vecchia al tempo stesso, perché fatta per tornare a dare importanza all’origine di tutto ciò in cui crediamo. La terra che coltiviamo, custode di magia e segreti ancestrali e che con la sua saggezza regala veri e propri capolavori.
Coppia nel lavoro e nella vita, quando nasce la vostra avventura?
Ci siamo conosciuti nel 2010 e abbiamo sempre avuto la passione in comune per la natura e per il buon cibo e vino. Il filo conduttore di tutti i nostri viaggi era la scoperta (o riscoperta) di piccole realtà europee legate all’enogastronomia artigianale, di qualità. Così anno dopo anno, viaggio dopo viaggio, i produttori che conoscevamo e che diventavano amici crescevano, anche fuori dai confini della nostra regione, arrivando in Italia, in Spagna, in Portogallo. Iniziare a pensare a Vella Terra, ovvero un luogo dove riabbracciarli tutti insieme, è stato naturale, abbiamo iniziato a muoverci attivamente durante l’estate del 2014. La prima edizione è stata nel 2016. Non ci siamo più fermati.
Vella Terra una volta all’anno, ma con voi a Barcellona è nata anche una casa dove reperire sempre questi prodotti di qualità, il Garage Bar. Come lo descrivereste a chi non c’è mai stato?
Senza dubbio il Garage Bar Bcn è la casa di Vella Terra. Lo abbiamo aperto dopo la terza edizione della Fiera: così dal 2018 è sempre stato possibile reperire al Garage, dopo gli assaggi, la maggior parte delle etichette esposte nella fiera. Un lavoro enorme, pensa che durante l’ultimo inventario ci siamo resi conto di avere a che fare con quasi 1000 referenze. Il tutto accompagnato da una cucina allegra, immediata e soprattutto sempre coerente a quello che la stagione ha da offrire. Poi nel luglio 2021, perché siamo “un poco locos”, abbiamo aperto anche un piccolo Garage Bar Madrid dentro al mercato di Anton Martin dove esponiamo 100 etichette selezionate dal nostro catalogo.
Nelle precedenti edizioni il Garage Bar è sempre stato la naturale prosecuzione della fiera. Cosa avete in programma quest’anno?
Eh diciamo che quest’anno tra il Covid prima e il conflitto russo-ucraino ora non è stato facile rimettere in moto la macchina di Vella Terra. Il tempo era ed è poco, le cose a cui pensare tantissime avendo coinvolto 146 realtà da 16 diversi paesi! Quindi per il momento non vogliamo sbilanciarci, ma abbiamo in cantiere una degustazione a sorpresa con un grande viticoltore d’oltreoceano. Per il resto, al momento, preferiamo non organizzare più di quello che riusciamo realmente a gestire. In ogni caso anche quest’ anno il Garage sarà meta per i professionisti del settore prima, dopo e durante la Fiera, su questo non abbiamo dubbi.
Produttori catalani, tanti, ma anche una vivace delegazione straniera, in particolare italiana: qual è il rapporto che vedete tra il vino naturale spagnolo e quello italiano?
Ovviamente siamo un evento nato in territorio catalano, quindi la presenza di produttori catalani e spagnoli sarà sempre la maggioranza nella nostra Fiera. Come dicevamo prima però, fin dalla prima edizione ci siamo dati come obiettivo quello di portare a Barcellona quelli che per noi erano i grandi pionieri del movimento naturale, dalla Francia e dall’Italia, per creare connessione e per sostenere i giovani produttori spagnoli nel credere che certe vinificazioni libere, estreme, altrove erano già una realtà consolidata da anni. Il risultato di questo scambio possiamo dire che ha superato le nostre aspettative e oggi credo sia evidente per molti come la Catalunya sia fra le regioni più radicali in Europa nel lavorare solo esclusivamente con la propria uva senza l’aggiunta di alcun prodotto enologico.
Concordo, guardando al movimento del vino naturale in Spagna negli ultimi 5 anni non si possono non notare incredibili passi in avanti qualitativi. Qual è secondo voi la zona di cui sentiremo parlare di più nei prossimi anni?
Come detto in precedenza la Catalunya è dove tutto è nato e crediamo sarà padrona del movimento naturale spagnolo ancora per parecchio tempo. se dovessimo però nominare una regione che da qualche tempo sta facendo passi da gigante, senza dubbio parleremo dell’Andalusia, un fantastico territorio ricco di microclimi plasmati dal massiccio dalla Sierra Nevada (no, non è solo in California – ride) con altitudini che arrivano ben oltre i 1000 metri ed il mare che è però a soli dieci chilometri in linea d’aria. Un territorio dove stiamo osservando un bell’incontro fra i viticoltori più esperti e quelli più giovani a cui passare il testimone di una viticoltura sana e che – come in Catalunya – non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi.
Direi che ci si vede là, ovviamente carichi e innamorati della vita.