Teruar – fiera del vino etico 2022

Teruar – fiera del vino etico 2022

Giugno 23, 2022 3 Di lasecondadolescenza


Cinque ore di sonno. Malpensa, check-in, aereo. Mi addormento. Mi sveglio sul giornale, quello della mia
vicina che indifferente alle misure di un posto su un volo low-cost sta sfogliando con gusto le pagine di economia di un quotidiano. Tra una sbuffata e una pagina sgualcita mi tocca pure ringraziarla per avermi svegliato: dal finestrino spunta l’Etna, in simmetria perfetta con il cerchio dell’oblò pare “il vulcano vetruviano”. E con la montagna arriva quel mio senso, innaturale, di stare tornando a casa. Sono mezza torinese e mezza carnica, non una goccia di sangue siculo nelle mie vene – peccato. Eppure, ogni volta in Sicilia quella sensazione di familiare, di intimo, di conosciuto.

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Scicli, centro storico, 34 gradi all’ombra. I siciliani non scherzano molto, nemmeno sul caldo. È domenica e tutto il paese sembra congelato in una ultra-dimensione bollente. A resistere sotto il sole non un’anima, ma solo la pietra barocca, perché ne ha
viste tante, o perché non ha scelta. A resistere, all’ombra, nelle stanze di Palazzo Busacca eccole,
invece, le anime: vignaioli e bevitori, mescolati e allegri tra i bicchieri e i sontuosi dipinti ottocenteschi del salone centrale.

Sono arrivata tardi, a Scicli si fa festa già dalla sera prima e i molti amici che incontro sono già provati da
ore di assaggi e saluti, poi appunto fa caldo. Inizio ad assaggiare a mia volta, annate nuove, vini nuovi, e intanto registro i volti che incrocio. A Scicli non manca davvero nessuno, una Sicilia giovane e riunita nel nome di qualcosa, il vino naturale certo, ma più intimamente nel nome di un nuovo modo di intendere la società e la sua cultura. O forse solo una squadra che finalmente intende la società e la sua cultura, senza darle per scontate.

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Tre nomi dietro a Teruar. Peppe, Bartolo, Pietro. Tre osti. Tre osti che hanno – a differenza del detto
– fatto i conti con loro stessi, peccato che i conti non tornassero
. Mi spiego meglio, in diverse aree agricole della Sicilia il movimento del vino naturale ha preso negli ultimi anni sempre più forma e un numero via via crescente di viticoltori ha scelto di seguire l’esempio di grandi nomi come Arianna Occhipinti, Aldo Viola, Salvo Foti, De Bartoli abbandonando la chimica per il recupero delle varietà autoctone e del paesaggio. Ma dicevo, i conti non tornano: nonostante i tanti produttori naturali,
questo “nuovo vino siciliano” stenta ad arrivare sulle tavole siciliane stesse,
parte per l’estero dove diventa magari iconico, ma nessuno lo conosce a casa propria.

Per questo, come ben raccontato dai tre ragazzi in questo post che mi ha sinceramente emozionato, si delinea la necessità di fare qualcosa, di unirsi, di comunicare: un vino di territorio, etico, unico. Questo è Teruar, lo è stato nel 2019 nel corso della prima edizione accolta con un successo insperato dagli organizzatori stessi, e si è confermato tale a maggio 2022 finalmente nella sua seconda
edizione rimandata più volte causa pandemia. Ed è, a distanza di 3 anni, un Teruar più maturo, più consapevole, a partire dalla squadra impeccabile che ci ha lavorato incessantemente per tre giorni, ai vignaioli, distributori, comunicatori coinvolti, tanti e tutti di alta qualità vinicola ovviamente, ma anche morale aggiungerei. Una manifestazione non solo impeccabile, che non è poco, ma divertente e soprattutto vera, onesta, priva di
orpelli e sovrastrutture. Il vino naturale nel suo posto naturale, nei bicchieri ma soprattutto negli occhi entusiasti di chi lo produce, di chi ha visto la grandine e poi il sole feroce, nel cuore di chi lo beve senza pregiudizi.

Sembra facile eppure a volte questa semplice equazione uva-mani-cuore si spezza, si inzacchera non di fango, come potrebbe succedere, ma di marketing e moda, di mercato e speculazione. Bello quando per due giorni invece a parlare è solo il gusto o forse nemmeno più quello, ma il gusto di stare insieme parlando di campagna, di viaggi, di nuvole e coriandoli.

 

Mentre tornavo a casa in aereo, con il solito mal di Sicilia che mi affligge poi per settimane, ho pensato di chiedere a chi era con me di lasciarmi una frase, una parola su quello che avevano provato durante Teruar.

A costruire una sorta di pensiero, un ricordo collettivo. Per ricordarci insieme che è stato fantastico.

Per cominciare, ecco i volti di Teruar 2022

 

 

Giuseppe Cipolla – vignaiolo a Passofonduto (Sicilia)

Teruar è una grande opportunità per il comparto vino artigianale e per la Sicilia tutta. Attraverso lo spirito di gruppo, la cultura e la bellezza dei luoghi, Teruar dimostra di avere tutte le carte in regola per diventare punto di riferimento per appassionati e professionisti dell’eno-gastronomia di tutto il mediterraneo.”

Mariapaola Di Cato – vignaiola a Vittorito (Abruzzo)

“Premetto che a inizio 2022 avevo preso la decisione di non partecipare a fiere. Teruar per me non è stata una manifestazione come le tante altre a cui avrei dovuto essere presente, ma è stato quel viaggio che in questi due anni è maturato in me come una necessità. Prendersi il tempo, salire sulla macchina e andare, attraversare fisicamente la penisola, lo stretto di Messina per scendere a Sud. Quel punto più a sud che ognuno di noi ha. Punto necessario per ritrovare se stessi e da lì poi ripartire. Dai messaggi intercorsi con Giuseppe e Remo sapevo che a Teruar avrei ritrovato la voglia di tornare a raccontarmi con quell’entusiasmo, con quella intimità che a me si addice e che spesso le fiere non permettono. E così è stato! Grande organizzazione, preparazione e competenza ma un ingrediente unico e raro la passione per ciò che si fa! Teruar è stato un incontro condiviso dove tutti nessuno escluso – organizzatori, produttori, relatori, ristoratori, pubblico – hanno dato un pezzettino di sé perché Teruar fosse Teruar. Sono arrivata a Scicli per raccontare un angolino di Abruzzo e sono andata via portando con me una valigia colma di storie, colori, immagini,sapori, fotografie, sorrisi, abbracci, persone e tanta voglia di tornare. Grazie Teruar.”

Giorgio Fogliani – oste e scrittore per Possibilia editore

Quando penso a Teruar ho la strana sensazione che sia una fiera ormai consolidata, una specie di “classico”. Sensazione controintuitiva, perché Teruar è solo alla sua seconda edizione (la prima è del 2019, una vita fa) e non si può nemmeno dire che la seconda edizione sia stata identica alla prima: la fiera ha cambiato scenario (da un meraviglioso ex convento di Scicli a un meraviglioso palazzo di Scicli, distante forse 150 metri) e ha cambiato vignaioli.
A restare identici, e a dare a questo appuntamento un’identità chiara, sono semmai la luce assurda del maggio sciclitano, la bellezza dei luoghi ma anche dei particolari (fino alle sputacchiere in ceramica artigianale), l’energia e la passione visionarie di chi organizza Teruar. Ci sono purtroppo ancora pochissimi eventi così in Sicilia: ma se anche si moltiplicassero, Teruar resterebbe di sicuro irrinunciabile.

Nerina Cardile – vignaiola a Solicchiata (Catania)

“Per il “debutto” della mia azienda TERREmoto non potevo scegliere evento migliore di Teruar: un’eruzione di energia, emozioni, entusiasmo, sorridi e di persone speciali. ”

Antonio Lombardo – oste di Vermut a Catania 

“Scicli. Per me è stato davvero bello: soprattutto lunedì ho visto tanti operatori del settore, tutti più o meno disposti ad ascoltare, ad assaggiare. C’è sete, c’è fermento e questo secondo me è il dato più importante, il punto di partenza per manifestazioni successive (spero anche a Catania). Altro punto importante secondo me riguarda le aziende coinvolte: tanti vini buoni, tanti produttori interessanti che parlavano di territorio. Secondo me il livello è stato alto. Devo dire che rispetto al vuoto che ogni tanto vedo intorno a me, Teruar è stata una bella boccata d’aria (e di speranza).”
Martina Grasso – vignaiola a Zafferana (Catania)

“Per me Teruar è stata un’esperienza adrenalinica che mi ha dato l’occasione di mettermi in gioco e di scoprire tante realtà come la nostra, confermando che il mondo del vino naturale ed etico si dimostra in grande fermento e ricco di stimoli.”

Andrea e Simone Foti – vignaioli a Milo (Catania)

“Il Teruar è stato socialità,arte,cultura e vino ma soprattutto Sicilia.”

Manlio Manganaro – oste a Pavia  e vignaiolo a Marsala

Teruar per me è famiglia, non la solita manifestazione, ma è come la domenica a pranzo tutti assieme. Il vino diventa splendido contorno di un momento magnifico.”

Calogero Caruana – Vignaiolo a Monteallegro (Agrigento)

“La mia prima volta a Teruar. A pensarci ora, tornato nella mia vigna, per prima cosa mi sento di fare i complimenti agli organizzatori per non aver lasciato nulla al caso e al tempo stesso aver creato un’atmosfera allegra, di appassionati, sensibile. Per non parlare dell’ospitalità infinita! Nei due giorni di fiera ho visto portare in primo piano l’aspetto sociale del vino etico, l’importanza del comunicarlo per avvicinare sempre più persone e creare una comunità forte e sincera. Un lavoro che prosegue nelle vie del paese: a Scicli si trova infatti  una straordinaria concentrazione di attività commerciali collegate al vino naturale con tanti ristoranti, enoteche, botteghe che lo espongono e lo raccontano. E a partire dall’esempio di Scicli – con locali come Ummara e Prosit – tutto il ragusano mi sembra sia un passo avanti rispetto ad altre aree della Sicilia nel proporre il vino etico: era ora, basta i soliti nomi nelle carte dei ristoranti! Bravi, ci vediamo il prossimo anno!”

Ilaria Liparesi – Agente Vininversi in Piemonte 

“Provo a rispondere al volo e a caldo… Teruar è stata una delle fiere meglio organizzate alla quale abbia partecipato finora in Italia, in un posto molto bello, sia a livello di location dell’evento, sia di città ospitante. Ho sentito una grande volontà di collaborazione e una buona riuscita da parte dell’organizzazione, con una “testa” dalle idee ben chiare, e dei giovani collaboratori molto efficienti (per inciso, avere fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno ghiaccio a disposizione è un dettaglio non da poco!). Ho apprezzato l’interessante parterre di produttori per lo più siciliani ma non solo, ed ho scoperto tante aziende a me sconosciute. Stando anche dall’altra parte del banchetto, ho apprezzato la presenza cospicua e non scontata di operatori del settore, ed in generale tanto interesse da parte del pubblico. Insomma, un applauso all’organizzazione e ai visitatori, ed il suggerimento a tutti di andare l’anno prossimo, magari unendo l’utile lavorativo al dilettevole di qualche giorno in una delle zone più belle della Sicilia!”

Luigi Zoli – viñador errante e fondatore di Gitana Wines

“Teruar? Una nuova Copenhaghen nel Meditteraneo. Da un lato organizzazione impeccabile, in vero stile nordico, che ha permesso a tutti i partecipanti di godere a pieno dell’esperienza, raccontarsi, fare amicizia. Dall’altro clima e “mezcla” da vero Sud, il Sud dell’Europa e dell’Italia. La Sicilia poi è una terra speciale, e speciali lo sono i siciliani: un’isola che da sempre ha dovuto affrontare l’invasore e che lo ha reso un valore aggiunto, imparando dalle tante culture approdate sulle sue coste. E oggi sta succedendo la stessa cosa con “l’invasione” pacifica del vino naturale, rispetto ad altri luoghi nel Sud, la Sicilia si è rivelata un passo avanti nell’integrazione, comunicazione, vendita di questo “vino come una volta”.  E una fiera come Teruar lo dimostra diventando in appena due edizioni grazie allo spirito degli organizzatori e dei partecipanti un punto di riferimento per il nostro settore a livello europeo.

 

PS. Volevo allegare una foto dei tre organizzatori, ma devo ancora affinare le mie tecniche report-giornalistiche durante le fiere. C’era così tanto da fare, salutare, assaggiare che sì, me ne sono dimenticata. Vorrà dire che la farò a Teruar 2023.