Ritorno a Fornovo
Siete pronti per Vini di Vignaioli 2022?
Ecco cosa accadrà durante la 21ma edizione
e tutte le nuove aziende partecipanti da non perdere!
30 – 31 Ottobre 2022 a Fornovo di Taro (PR)
Orari: Domenica 10 – 19 | Lunedì 12 – 19 & Tavola Rotonda 9 – 12
Se c’è una fiera che penso rappresenti in termini di forma e contenuto il movimento del vino naturale, questa è senza dubbio Vini di Vignaioli. E le ragioni sono numerose.
La genesi
Nata dalla mente creativa e appassionata di Christine Cogez Marzani (clicca qui per l’intervista completa) nel lontano 2002, Vini di Vignaioli innanzitutto è la fiera interamente dedicata al vino naturale più longeva d’Italia. Poi a Vini di Vignaioli ci trovi tutti, ma proprio tutti i vignaioli, anche quelli che non avrebbero più alcun bisogno di partecipare alle fiere dato il loro posizionamento, ma a Fornovo hanno proprio voglia di andarci. Perché quel tendone, con i suoi blackout e le sue perdite d’acqua è il luogo più umido ed accogliente che possano desiderare, perché gli abbracci sono veri e il vino altrettanto.
Difficile sintetizzare un progetto di così lunga durata e di così ampia portata, culturale e sociale. Ma ci sono tre parole che ricorrono nella mia mente quando mi trovo lì, con gli stivali inevitabilmente sporchi di fango: verità, sostanza, concretezza. A Fornovo il centro è il vino e coloro che lo producono. Pochi orpelli, zero intermediari, e mentre ci si sporca i vestiti e si commentano pregi e difetti del vino, ci si contamina l’anima di qualcosa di più profondo del solo liquido alcolico. A Fornovo ci si sporca di politica, di sovversione, di sogni e di terra.
Fornovo per me
A questo punto, mi permetto una piccola digressione personale. Perché esiste un Fornovo per me. Ci sono stata la prima volta nel 2019, la sera ero andata a ballare al Club to Club al Lingotto, ma avevo lasciato la compagnia perché il giorno dopo mi aspettavano i 300 chilometri che separano Torino da Fornovo. Faceva freddo, ma c’era il sole. Sull’A4, all’altezza di Milano le nuvole, tante, non lasciavano spazio alla speranza, ed iniziava a piovere. E continuerà a piovere per tutti i giorni, piovere sul tendone, dentro il tendone, sul Tabarro a Parma dove la fiera si sposta spontaneamente dopo la chiusura ufficiale dei battenti. Era la mia prima volta a Vini di Vignaioli e mi imbattevo con allegra ingenuità dentro a due grandi verità della mia vita. La prima, volevo far parte del mondo del vino naturale, ne sentivo l’urgenza. La seconda, a Fornovo a fine ottobre piove sempre.
Ci sono tornata nel 2021, nella sede di Varano de Melegari, dove è andata in scena una grande degustazione ma anche una festa, non ci vedevamo tutti da due anni e l’entusiasmo di poter tornare a contaminarci era alle stelle. E così alla fine ho bevuto un po’ troppo (perché avevo perso l’allenamento, diciamo) ma ricordo sette vini come i colori dell’arcobaleno.
2019-2021 quindi: di mezzo una bella pandemia che da un lato ci ha costretto al mutismo degustativo, ma dall’altro mi ha dato le energie – e il tempo – per ripensare drasticamente alla mia vita, portandomi a giugno del 2020 a cambiare il mio lavoro da biologa ricercatrice (la storia un po’ ve la racconto qui). Oggi provo a fare del mio meglio come oste al banco di Vinoir a Milano. Passo le mie giornate circondata dal vino naturale, venduto e bevuto. Eppure, non c’è frazione di secondo in cui io possa pensare di non partecipare a Vini di Vignaioli. E così, di nuovo, ritornerò a Fornovo.
Le Ventunesima Edizione
L’appuntamento quest’anno torna nel ben noto a noi vinnaturisti Foro Boario del comune di Fornovo di Taro, provincia di Parma. Come dice Christine: “Tutto torna alla normalità, nel luogo dove l’evento è nato e cresciuto.” Due giorni, domenica e lunedì, per dar modo a tutti (e penso sopratutto agli operatori del settore) di fare un salto.
Oltre ai banchetti di degustazione vi voglio segnalare due eventi paralleli. La proiezione Domenica dalle 16 alle 17 presso la Sala Civica di Fornovo di Taro del film Pre-British – Il vino di Marsala oltre il Marsala con la speciale presenza del regista Andrea Mignòlo e di alcuni produttori menzionati nelle riprese come Pierpaolo Badalucco e Nino Barraco.
Lunedì mattina invece, prima dell’apertura alle 12 si terrà sempre presso la Sala Civica di Fornovo la tavola rotonda quest’anno guidata da Marc André Selosse, micologo e biologo francese Professore del Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi che farà un intervento dal titolo “Il vino: una cattedrale di tannini”. Con la partecipazione di Samuel Cogliati, scrittore e divulgatore italo-francese, fondatore e titolare di Possibilia Editore.
Il biglietto è acquistabile direttamente in fiera al costo di 15€ , ma se volete stare tranquilli ed evitare code potete comprarlo online allo stesso prezzo. Per chi acquista i biglietti per entrambi i giorni, la tariffa sarà di 25€ anziché 30€. Per tutte le info in ogni caso vi rimando alla fonte vinidivignaioli.com
Nuovi vecchi e nomi nuovi
A Vini di Vignaioli succede una cosa bellissima, umana e sincera: ogni nuovo vignaiolo per poter partecipare con il suo banchetto deve avere una sorta di padrino, un altro vignaiolo che ne garantisce con il suo storico l’autenticità. Così facendo, dalle prime edizioni con appena una ventina di produttori quasi tutti francesi ad eccezione di Elena Pantaleoni e Alessandra Bera, si è arrivati alle più recenti con un numero di banchetti che ha superato quota 200 definendo la due giorni di Fornovo come il più rappresentativo spaccato del vino artigianale italiano (e anche estero).
Anche quest’anno la lista dei produttori è veramente emozionante e la fiera sarà l’occasione per molti di conoscere di persona i grandi nomi del vino naturale italiano e straniero, ma per ovvie ragioni i loro banchetti saranno sempre quelli con più fila e vi consiglio di andarci la mattina, appena aprono i cancelli. Nel resto del tempo, quando la ressa dei visitatori sale, vi consiglio di sbirciare tra i volti poco conosciuti, le etichette non ancora “instagrammate”, le denominazioni dimenticate.
Per facilitarmi e facilitarvi le cose quest’anno ho chiesto a Christine quali fossero i nuovi vignaioli partecipanti che vi restituisco qui, da Nord a Sud.
Le nuove cantine a Vini di Vignaioli 2022
Cascina Isabella Murisengo (AL) – Piemonte [seconda edizione] – Banco O15
Non sono tantissime le aziende che in Italia possono dire di fare vino da cinque generazioni, ma è il Caso di Cascina Isabella. Una storia tradizionale: tanti anni di produzione sfuso e vendita uve, poi vini in bottiglia dagli anni 70, quindi l’apertura dell’agriturismo e anni di vinificazioni “con il pilota automatico”. Oggi è Athos, che dopo gli studi universitari e una esperienza in cantina da Valfaccenda, ha deciso di prendere in mano le redini dell’azienda. Oneri e onori come mi racconta, tante tantissime responsabilità sulle sue spalle – con i vini naturali non si scherza e se si sbaglia sono… – ma anche enormi soddisfazioni all’uscita dei suoi primi vini. Bianchi e rossi dinamici, seri, intuitivi. Gli chiedo chiacchierando quale sia la sua più grande paura. La grandine mi risponde e …le lumache.
Casa Tallone San Damiano d’Asti (AT) – Piemonte – Banco O14
C’è un Piemonte a destra e a sinistra del Tanaro. La Langa da una parte, dall’altra il mare di sabbia bianca del Roero. Un territorio affascinante di cui si sono innamorati da anni i fratelli Davide e Matteo che, dal 2013, iniziano a sperimentare vinificazioni sui pochi filari di cui si occupava la nonna nella loro Casa Tallone, in memoria del precedente proprietario, il pittore impressionista Cesare Tallone. Nel 2021 con la presa in gestione di piccoli appezzamenti non meccanizzabili (e per questo ignorati dalle grandi industrie vicine), l’inizio ufficiale della produzione battezzato da una grandinata che rischia subito di azzerare la produzione: ma il Roero non è solo territorio e vini indimenticabili è anche amicizia e tutto il gruppo di amici di SoloRoero ha aiutato i ragazzi a rimanere in piedi. A Fornovo ci sarà qualcosa di speciali in degustazione: qualche vino sperimentale del passato e il loro Cisterna d’Asti (una delle loro terre e la cantina rientrano nell’astigiano). Chiedo di più, ma Davide mantiene il riserbo, ci si vede al banchetto.
Cascina Elena Rocchetta Belbo (CN) – Piemonte – Banco N6
Ad ascoltare la storia di Cascina Elena viene da pensare ad un bel meeting pot culturale e a quella storia delle rette che possono incontrarsi in un solo punto. Una retta parte in Toscana con Filippo che fa il cantiniere, ma ad un certo punto della sua vita ha bisogno di trasferirsi in Piemonte, l’altra parte da New York dove Peter e Elaine sono una coppia da anni con il sogno nel cassetto di fare vino e si spostano in Alta Langa. Il punto in cui le due rette si incrociano è Rocchetta Belbo dove i tre raccontandosi i sogni e i progetti scoprono di vederla alla stessa maniera, su un sacco di cose, e anche su come fare vino, in campagna e in cantina. E quindi lo iniziano a fare insieme perdendo in gestione vecchie vigne di oltre sesant’anni, iniziando a produrre in maniera naturale in un territorio dove prevale l’industria e la vendita delle uve, scommettendo su un vino difficile come il Moscato secco. Le famose mosche bianche.
Ca’ del Prete Pino d’Asti (AT) – Piemonte [seconda edizione] – Banco A6
Piemonte, Piemonte mon amour. Pino d’Asti per la precisione, ad una trentina di chilometri da Torino. È qui che Luca Ferrero, classe 1988, segue in prima persona tutte le fasi di vinificazione per l’azienda di famiglia di cui è titolare dal 2011. Ben quattro generazioni di vignaioli, un’azienda storica che con il papà Giorgio, già negli anni 80 – agli albori del movimento biologico in Italia – fece la scelta coraggiosa ed etica di ricercare la denominazione BIO per tutelare le lavorazioni in campagna e i cantina. Parlando di vino, Luca non ne fa mistero: la Freisa è l’uva che gli ha rubato il cuore. Un’uva poco nota, per padre l’aristocratico Nebbiolo, madre Avanà forse, la Freisa era un po’ caduta in disgrazia. Ora la visione della nuove generazioni come Luca ne intuisce la potenzialità e la lascia esprimere tra le sue curve acide, frutti gentili, angoli smussati. Dopo il debutto l’anno scorso, sono curiosa di assaggiare le sue nuove sperimentazioni
Alberto Teren – Friuli Venezia Giulia – Banco E6
Alla prima edizione questo vignaiolo di Sacile è mosso nella sua scelta di fare e proporre vino naturale da un principio di gusto e da un principio invece legato ad un investimento per il futuro. “Un’attraverso un’agricoltura sana e vivente” mi dice “E’ in grado di migliorare e arricchire i terreni delle nostre viti. E questo è molto importante per il rispetto delle persone che berranno i nostri vini e un investimento nel futuro di tutti. Vini semplici e antichi, forse non perfetti, ma leggeri, in grado di renderci felici e spensierati. Non dobbiamo avere fretta e cercare scorciatoie ma rispettare la natura e noi stessi.” Certificato bio dal 2021 ma con una lunga storia alle spalle sui suoi 12 ettari di vitigni , 16 ettari tra seminativi, grani antichi, noccioleto giovane, meleto antico e prati fioriti per le api. Alberto Teren è alla prima edizione e io da mezza carnica quale sono molto curiosa di andarlo a trovare.
Franchina&Giarone Formigine (MO) – Emilia-Romagna – Banco R3
Sempre per la serie “gaffe da evitare” il vignaiolo di Franchina&Giarone non si chiama di cognome né Franchina, né Giarone. Non cercate nonni o parenti, in questa storia non ce e sono. C’è solo il coraggio di un self-made-vgneron Luca Pizzetti – modenese DOC – di intraprendere la strada agricola e della viticoltura nel 2020 a Formigine. Chi o cosa sono allora Franchina e Giarone? Sono la terra e chi l’ha abitata per così tanti anni da darle quasi un nome proprio, il Sig.Franchina e il Sig.Giarone. Sono due vigne, prese in “eredità morale e materiale” da Luca all’inizio del progetto che ora invece si estende per una quindicina di ettari, di cui 6 vitati. Da annetto a questa parte i vini rifermentati e fermi di Luca hanno iniziato a far capolino sugli scaffali delle enoteche, ma già in molti ne parlano. Quando andate a trovarlo chiedetegli la vera storia del vino Iena.
Caccianemici Sasso Marconi (BO) – Emilia-Romagna [seconda edizione] – Banco L5
Non ho mai nascosto una certa curiosità verso le nuove realtà vinicole che popolano i colli bolognesi. Andando a Bologna ogni tanto, e fermandomi ovviamente a bere del vino, mi è capitato di approfondire e conoscere alcuni nomi di progetti e cantine che a Milano stentavano ancora a farsi trovare. Caccianemici però ancora mi manca: meno male che c’è Fornovo! Occasione per conoscere i fondatori-amici Antonio, Walter e Giovanni dietro al curioso nome Caccianemici. Risale al Medioevo (c’è anche un riferimento nella Divina Commendia per capirci) quando la nobile famiglia Caccianemici dell’Orsa viene cacciata da Bologna e trova rifugio sui colli a 400m sul livello del mare dove ora c’è la vigna piantata dai ragazzi nel 2020. Quattro anni prima dell’ingresso in produzione, nel frattempo una pandemia che – parafrasando – ha fatto anche cose buone, dando la possibilità a Caccianemici di avere più tempo per girare la campagna bolognese, ad esempio. Risultato, alcuni piccoli fazzoletti di terra presi in gestione tutti vitati con varietà autoctone hanno dato una netta accelerata al progetto con i primi vini Caccianemici già nella 2021. A proposito di autoctoni: se non avete mai assaggiato l’Alionza da loro la trovate.
Matrignano Arezzo (AR) – Toscana – Banco E11
“Ma sai cosa? Mollo tutto e vado a vivere in campagna.” Abbiamo sentito tante volte questa frase da amici e parenti negli ultimi anni, magari l’abbiamo anche pronunciata in momenti di sconforto logorati dalla vita moderna. Solo che per molti di noi – sia per questione di necessità, di economia, di coraggio – tra il dire e il fare c’è di mezzo il famoso mare. Bianca e Giacomo – coppia cittadina designer lei, architetto lui – invece l’hanno detto e l’hanno percorso a nuoto quel mare approdando insieme sulla terra del fare che per loro significa Arezzo, DOC Chianti aretini, vecchie vigne gestite dai nonni di lei a partire dagli anni 60. Una grande produzione, venduta sfusa, che con Bianca e Giacomo inverte la rotta, spingendosi sempre più al piccolo, al ridimensionato, al curato, all’amato foglia per foglia, grappolo per grappolo in maniera naturale, sotto la guida e aiuto della realtà aretina Tunia. Molto curiosa di conoscerli e di farmi insegnare come si nuota.
Regina del Quartuccio Viterbo (RM) – Lazio [seconda edizione] – Banco M13
Provincia di Viterbo, zone dove il passato ha lasciato suoli vulcanici, fertili e docili di cui si parla e si beve poco, dopo anni di boom economico e cantinoni sociali. Ma come il vino naturale mi ha insegnato in questi anni, è dove i riflettori sono spenti che nascono le storie milgiori e si conoscono i veri vini e viticoltori resistenti. Tra loro Remo, di professione oste birraio nel suo locale aperto BeerShock aperto nel 2012 a Viterbo. Molte birre, alla spina e in bottiglia, oltre una piccola selezione di vini artigiani, resistenti e giusti che mettono in contatto Remo – già appassionato di agricoltura e produttore d’olio – con il mondo dei vignaioli. Anno d’inizio “cantiere” è il 2020. Anno di pandemia, ma anche di sperimentazione: aiutato dai ragazzi del Il Vinco, Remo impara la viticoltura, recupera qualche vignetta abbandonata nel basso viterbese e prende in affitto un storica cantina del 1400 nel centro di Viterbo. Il risultato sono vini da uve autoctone, vinificazioni snelle, basse gradazioni, sale vulcanico che rimane attaccato al palato, grip da vendere. Etichette che già da sole meritano la visita al banchetto. Ah, una volta al banco chiedetegli il perchè del nome dell’azienda, c’è del tenero: la mamma è sempre la mamma.
Sassopra Frascati (RM) – Lazio [seconda edizione] – Banco B6
Voce squillante e quell’accento che personalmente mi fa impazzire, sa di casa e film di Verdone. E’ Marta a rispondere al telefono alla mia richiesta di aggiornamento sul loro progetto. Sassopra è nato nel 2019 a Frascati sulle terre dei nonni di Marta dove decide di tornare insieme al compagno Federico dopo essersi insieme formati sulla filosofia e pratica biodinamica con Carlo Noro e Adriano Zago. Vecchie vigne a tendone, uve bianche e rosse, vinificazioni sincere e spontanee, come le loro parole mentre ti raccontano quello che è il loro sogno diventato realtà. Scopro al telefono però una bella novità: nel 2022 hanno implementato la cantina (e anche le terre) spostandosi a Celle sul Rigo, provincia di Siena, in un territorio fertilissimo a livello agricolo e umano, quello dell’alto Lazio o bassa Toscana o Umbria marginale. Dipende da come lo guardi. Un po’ come la vita, un po’ come Sassopra. Ci si riabbraccia in fiera!
Azienda Andrea Pilar Umbertide (PG) – Umbria – Banco D8
Innanzitutto vi svelo un dettaglio per evitare che facciate – evetualmente – la stessa figura che ho fatto io. Andrea Pilar, non è uno, ma due. Fratelli, o meglio fratello e sorella, Andrea e Pilar. L’azienda di recentissima nascita che porta i loro nomi mi viene raccontata da Pilar come una specie di terreno di prova “strappato” all’azienda limitrofa di famiglia fondata negli anni 90. Le vinificazioni vogliono essere snelle, la tradizione destrutturata, il gusto sorpreso, come mi dice sempre Pilar “vini a briglie sciolte”. Sono molto curiosa di assaggiare il loro Sangiovese in bianco.
Tenuta del Cannavale Barano d’Ischia (NA) – Campania – Banco J6
Un sogno ad occhi aperti. Tutto comincia nel 2010 con la scelta di Gennaro di dedicarsi all’agricoltura – per vocazione e non per ereditarie narrazioni – sui terreni di famiglia, a Forio sull’isola d’Ischia, con l’intenzione di instaurare un approccio quanto più naturale possibile verso l’agricoltura. Molti ortaggi ma zero vino, arrivando ad estirpare un piccolo vigneto di famiglia perché convinto che poter trattare la vigna e produrre un vino senza l’utilizzo di chimica cattiva, fosse quasi impossibile. Con l’ingresso anche di Anna in azienda e con l’avvicinarsi insieme alla biodinamica, la possibilità di una vigna torna a farsi concreta e dal 2020 un’ampia area vitata è stata recuperata dai fratelli che ora presentano le loro prime annate. Al fine di portare avanti vinificazioni quanto più naturali ecco la curiosità verso le anfore interrate georgiane (quevri) che vengono utilizzate su tutti i vini fermi. 3232, questi i chilometri che separano l’isola di Ischia da Tbilisi, la capitale della Georgia. Ma si sà, nei sogni le distanze si annullano.
Azienda di Salvo Bivona (AG) – Sicilia – Banco E2
Ansonica, Perricone, Nero d’Avola. Su queste varietà autoctone, coltivate da generazioni dalla sua famiglia, ha mosso i primi passi quella che oggi è l’azienda Di Salvo guidata da Andrea Di Salvo e dalla moglie Maria Cristina. “Prima si vendeva lo sfuso.” Mi racconta al telefono Maria Cristina. “Io e Andrea poi abbiamo intrapreso un percorso lungo e faticoso recuperando le vigne dei nonni e abbiamo iniziato ad imbottigliare. Poi abbiamo conosciuto in giro per l’Italia il mondo dei vini naturali e trovavamo in quei sapori e in quei produttori molti punti in comune con la nostra visione della produzione in campagna e in cantina. I nostri sono e sempre saranno vini sani, ci piace vendere qualità non numeri”.