Scandelara di Mattia Donini
“Un essere umano dovrebbe concentrarsi su un pezzo di terra
a lui familiare e sfiorarla con le mani in ogni stagione”
Non sapevo nulla di questo vino rosso Scandelara prima di aprirlo, eppure raggiunto il fondo della bottiglia ho avuto la sensazione di aver profondamente compreso l’idea di questo ragazzo, Mattia Donini, che da qualche anno sfiora la sua terra a Pianoro sui Colli Bolognesi. Ogni volta che mi capita di toccar questa magia del vino, di parlare anche senza fili e senza wifi, mi commuovo un po’ e capisco perché ho mollato tutto per “lui”.
Decido di indagare un po’ di più. Prendo in mano il cellulare e inizio a scorrere i contatti. Ma certo! Scrivo a Davide e Lorenzo, su instagram @ioporto_ilvino_ e ora anche osti da Bivio in Via Urbana. I miei docenti della bolognesità naturale (la bottiglia peraltro l’avevo presa alla fine di una lunga serata di chiacchiere con loro e con Andrea nella sua enoteca L’Ortica in Via Mascarella) mi rispondono subito con un vocale e scopro che si tratta di una Barbera in purezza, giusto un po’ di carbonica, zero legno.
Le impressioni avute “alla cieca” ritrovano posto in questa definizione: l’acidità sferzante che ricorda il vitigno e lo mescola con quella ruvidezza del suo nuovo territorio d’adozione, la carbonica a dare frutto e ritmo alla bevuta.
Su instagram scrissi “Non vedo l’ora di assaggiare altri vini di Mattia!”. Ma, onestamente, la vedevo dura perchè sono pochissime le bottiglie di Scandelara in giro, qualcuna si può scovare nel bolognese, la maggior parte all’estero. Per questa ragione nessuna fiera prevista al momento. Insomma, non sembrava semplice.
E invece, pochi giorni dopo, uno degli ex cuochi delle fila Vinoir, Pietro Piredda, ora a Copenhaghen, è entrato in negozio per un saluto, e aveva in mano una bottiglia di Scandelara … bianco. Non ci potevo credere. Rinfrescata la bottiglia, con la curiosità a mille, ce la siamo aperta così in condivisione, tutti insieme, prima della cena.
Colore giallo pieno, poca trasparenza, come un vedo-non vedo nella versione calice. Al sorso un bel mix tropico-mediterraneo, tanta frutta, limone a dirigere l’orchestra. Chiedo le uve, è una vigna mista, oltre una decina quelle rilevate: Pinot bianco (ecco da dov veniva quell’idrocarburo!!), Trebbiano, Albana Riesling Italico, Incrocio Manzoni (l’aromatico…). Un vino che senza ombra di dubbio trova il suo
equilibrio già nella vigna, e si presenta sincero, aperto e con quella ruvidezza che mi ricorda il fratellino rosso assaggiato pochi giorni prima.
E che dire, i vini di Scandelara sono vini fatti per unire i puntini, o per ritrovare sempre le mani giuste, quelle che – ognuno a suo modo – sfiorano la terra.
È da un po’ che lo inseguo Scandolara,e finora non ci siamo scontrati. Lui come Jacopo Stigliano,altro enfant prodige bolognese. È bello vedere questo movimento da quelle parti.
E brava tu a ricordarmelo.
Sempre suan lodate le vigne miste e chiunque non le espianti!