I miei giorni veneti – di Giulia Garibotto
Diario di una appassionata ligure in trasferta
“A Verona abbiamo avuto Goti, Ostrogoti e «mezigoti»” cit.
Non potevo non iniziare con questa citazione per raccontare i miei giorni veneti e ammettere che il “mezzo goto” non è proprio possibile tra Verona, Vicenza durante il periodo di fiere del vino.
Parto Venerdi 31 marzo carica di aspettative direzione Cerea per il mio primo ViniVeri. Anche quest’anno la formula della manifestazione non cambia e all’apertura venerdì mattina 100 produttori provenienti da tutta Italia e parte dell’Europa hanno portato le loro ultime produzioni frutto del lavoro rispettoso dei cicli naturali, espressioni genuine e identitarie dei territori d’origine.
Ma il mio obiettivo era l’assaggio del giapponese Kenjiro Kagami “Domaine des Miroirs” uno dei punti di riferimento dello Jura.
Domaine des Miroirs
Domaine des Miroirs è una di quelle cantine che ha acquisito uno status di culto in pochissimo tempo, Kenjiro Kagami nel 2001 ha deciso di lasciare il suo paese natale e trasferirsi in Francia, incoraggiato da Jean-François Ganevat, Kenjiro alla fine ha fondato la sua azienda vinicola nel 2011. Domaine des Miroirs è un riferimento al cognome di Kenjiro (Kagami) che in giapponese significa specchio come i suoi vini sono un riflesso della sua visione. La tenuta comprende circa 3 ettari, di cui 1,5 ettari di Chardonnay, 1 ettaro di Savagnin, 0,4 ettari di Poulsard e 0,2 ettari di Trousseau, terreno calcareo e processo di vinificazione senza uso di chimica ma con l’impianto di varie essenze ed estratti per aumentare la biodiversità. La fermentazione avviene in botti di legno, seguono 24 mesi di affinamento sempre in botte e altri 24 in bottiglia. In degustazione a ViniVeri23, Mizuiro 2016 e Entre Deux Bleus 2016, rispettivamente Chardonnay e Savagnin in purezza con un profilo teso ed equilibrato, salino con aromi di frutta secca e candita. Pochissime bottiglie, solo su assegnazione a prezzi stellari… 200 euro circa il sorso e da ligure posso solo dire… esperienza unica, ma forse mi aspettavo di più.
In degustazione presente grazie alla distribuzione That’s wine, Hauksson Weine. Hoss Hauksson, vignaiolo nato e cresciuto in Islanda, si trasferisce in Svizzera e, sempre appassionato di vino, inizia il suo percorso acquistando circa 400 kg di Pinot Nero che vinifica in una piccola vasca di acciaio all’interno di casa sua. La produzione da “boogaragista” prosegue per circa 2 anni, fino al 2016, quando Hoss affitta la prima parcella di Pinot Nero a Remigen, nella centro-nord della Svizzera, in Aargau. Stabilisce la cantina nella vicina Rufenach e nel 2017 mette in commercio la sua prima annata ufficiale. Ad oggi ha in affitto anche altre parcelle dove sono presenti uve bianche come Kerner, Pinot Grigio e Muller Thurgau. In degustazione a ViniVeri23, Horn 2020 (Kerner) al naso profumo di bosco: aghi di pino, spezie, caramella balsamica in bocca salino e consistente, Im Lee (Pinot Gris) 2020 fruttatissimo in bocca e Hvitur Wermut base di Pinot nero vinificato in bianco con achillea, isoppo e assenzio… una di quelle stranezze che dovevo assaggiare, ma in generale bei vini.
Per l’Italia menzione obbligatoria per Cascina delle Rose da una delle più vocate zone di Barbaresco con i suoi vini eleganti e legati al territorio. La tenuta comprende 5 ettari con vigne situate nei cru Rio Sordo e Tre Stelle, terreno dalle marne a terre calcaree e con una notevole componente minerale. Oltre al
Barbaresco con i suoi gru cascina delle Rose vinifica anche Dolcetto e Barbera d’Alba.
Ho assaggiato Il Barbaresco Tre Stelle 2020 in splendida forma a naso i toni sono floreali e fruttati, al palato, con gli aromi di frutta e spezie del Nebbiolo con note minerali, finezza e piacevolezza anche per un vino giovane. E che qualità per il Barbera d’Alba 2020 “Donna Elena“ nato da vecchi cloni selezionati, fermentato in acciaio e affinato in botti di rovere per 20 mesi, profumo di frutta ciliegia sotto spirito, tannico, caldo… una coccola di eleganza. Sicuramente gli assaggi migliori di ViniVeri23.
Sabato 1 aprile è la volta di Vinnatur2023, dopo una parentesi del 2022 dietro al banchetto, imbeccata da amica enotecaria ligure, quest’anno giro in solitaria a caccia di novità e saluti ad amici. Solita location pazzesca quella del Margraf a Gambellara, quei marmi per me che sono architetto sono ancora nella mia mente.
Avevo già conosciuto questa cantina a Vinari a Milano , ma repetita iuvant! La cantina Stemberger sorge nel lato Sloveno dal Carso, territorio ricco di contrasti e forte di una storia da non dimenticare. Il paesaggio è suggestivo, riconoscibile dalla “terra rossa” ricca di ossidi di ferro ed è proprio questo a dare ancora più carattere a questi vini. Sebastijan Stemberger gestisce i suoi 30 ettari, dei quali 8 vitati, a Sezana, nel più assoluto rispetto della natura, coltivando le uve più caratteristiche della Slovenia: Malvazija, Chardonnay , Vitovska e alcuni rossi. La vinificazione è simile per tutte le tipologie di uva: il mosto pigiato resta a contatto con le proprie bucce sia per i vini bianchi e sia per quelli rossi, fermentazione spontanea e affinamento in grandi botti di legno. Grande mineralità e da ligure ho dovuto chiedere se si vedesse il mare dalla vigna tanto la sapidità era percepibile all’assaggio.
Ho assaggiato… tutto! Sebastian davvero un personaggio unico! Tra i miei preferiti sicuramente Zelen, vitigno tipico della zona in purezza, pressatura a mano con 4 giorni di macerazione, poi 6 mesi in tino conico e altri 5 mesi in botti di acacia e uova di cemento: al naso fiori di campo, sambuco, al gusto limone ma balsamico e minerale perfetto da sbicchierare. E che dire della Vitovska? Pressatura a mano con 7/10 giorni di macerazione e 18 mesi nelle botti di rovere, 4 giorni diil mio nuovo amore vinicolo: nella vitoska sento il mare o morje sloveno… al naso pesca, erbe aromatiche, al gusto mandorla e il mare che esplode in bocca. Vini schietti, territoriali, gli assaggi migliori di Vinnatur 23.
E qui metto a dura prova una battaglia personale: sconfiggere la mia avversione al sangiovese e ci provo con questa giovane azienda toscana. Bakkanali, in omaggio ai banchetti durante i quali i romani celebravano l’estasi della vita e che ritornano nelle loro etichette bellissime. Siamo alle pendici del monte Amiata, tra la provincia di Grosseto e quella di Siena, un antico complesso montuoso a circa seicento metri sul livello del mare la cui origine vulcanica conferisce qualcosa di diverso al loro Cabernet Sauvignon e Sangiovese. In degustazione a Vinnatur23 BAKKANALI rosso 2021 100% Sangiovese, quello con in etichetta Baccanale di Rubens: uve raccolte molto presto, vinificate e affinate in vasche di acciaio di un rosso rubino, al naso ciliegia, tannico equilibrato in bocca, ancora frutta nel finale. E BAKKANALI KAB 100% Cabernet Sauvignon, quello con in etichetta il “Baccanale degli Andrii “ di Tiziano: pressa a grappoli interi, fermentazione con i raspi, vinificato e affinato in vasche di acciaio, rosso rubino scuro, al naso frutta matura in bocca è teso intenso tannico e persistente.
Sangiovese del monte Amiata…forse potrei iniziare a ricredermi, in generale direi bei vini, giovani e motivati.
Primitivo in Campania su un vulcano spento. Come potevo non assaggiare. L’azienda nasce a Sessa Aurunca nel cuore della Campania alle pendici del complesso vulcanico spento di Roccamonfina, terreni vitati già dai tempi dei Romani. Le vigne, condotte secondo le regole dell’agricoltura biologica e biodinamica, su terreni vulcanici affacciati sul mare a circa 260metri d’altitudine. Ho assaggiato Il Chaos: fermentazione spontanea in anfora con macerazione di 15 giorni, affinamento in anfora e tre mesi circa di affinamento in bottiglia. Vino non troppo strutturato, deciso ma di bella beva… un primitivo diverso e unico nel suo genere. Spero di riassaggiare perché mi ha proprio convinto.
Domenica 2 aprile con una sequenza di eventi casuali parto alla volta di C’era una volta 2023 con nuovi
amici di una stupenda enoteca veronese (Maddalene – via Cantarane, 69 VR) che senza alcun pensiero hanno portato una sconosciuta con loro in direzione Villa Traverso Pedrina in provincia di Vicenza. Ed è stato davvero emozionante, un po’ titubante mi sono trovata in una festa in un luogo magico e la mia ritrosia per il nord Italia ha ceduto un pochino. Vignaioli di tutta europa, cibo stupendo (lo stufato di Osteria Iotto!!), la selezione di formaggi della Tuscia di Tenuta il Radichino e il miele di Az Az. Agricola San Lorenzo 1776 per me davvero hanno fatto la differenza! Che esperienza.
Non conoscevo questo produttore ma sono stata attirata all’assaggio: etichette nere e bianche, bottiglia renana e proveniente dalla Svizzera. Con qualche difficoltà linguistica, Julien ha raccontato di coltivare 4 ettari con 25 diversi vitigni in 4 comuni del Vallese, il terreno è ripido, 45% di pendenza a terrazzamenti. Ho assaggiatola la selezione completa portata in fiera, ma degno di nota per i rossi Cuvée Séchard 2018 – Merlot
produzione limitata a 300 bottiglie, aromatico, note di burro e vaniglia e arancia – e La Chute quindici giorni di macerazione carbonica a grappolo intero, vino denso e profondo, note di cannella… Primo acquisto di fiera forse fortunata perché altre bottiglie non erano al top come quelle dei miei assaggi, ma davvero conquistata.
E dalla svizzera un bel giro in Germania con i Brand Bros che producono vino naturale a Bockenheim in Renania. Nelle loro vigne usano prodotti a base vegetale come estratti di erbe o tè – utilizzati per rafforzare le viti – il trifoglio e le erbe selvatiche, fermentazioni spontanee e imbottigliamento senza date fisse. Le etichette molto eleganti e minimal sono state disegnate dalla
nonna dei due vignaioli. In degustazione Pinot Blanc Pur proveniente da viti di 40 anni, fermentazione spontanea e macerazione di 12 ore, affinamento in legno da 1000l su fecce fini, all’assaggio vino pulito e floreale, bella beva. Riesling Pur fermentazione spontanea con macerazione carbonica per 5 giorni, affinato in vecchie botti di legno esauste, al naso mela con finale in bocca con una grande acidità, da bere una bottiglia intera. In generale direi bella bevuta.
Un bel salto fino in Ardeche per raccontare Domaine des Miquettes. Questo produttore vinifica a Cheminas, un piccolo villaggio nella parte meridionale della denominazione di Saint Joseph su suoli di origine granitica. Il domaine ha cinque ettari di vigneti suddivisi in Syrah, Viognier e altri vitigni. La vendemmia viene effettuata a mano, e in cantina le fermentazioni sono spontanee con lieviti indigeni e gli affinamenti avvengono in botte grande di legno. Ho assaggiato Ti’Blanc 2021: Viogner, Marsanne e Chasselas breve macerazione di 2 giorni, un vino che riunisce tutti i vitigni a bacca bianca del domaine, bella acidità con una bella struttura. Ma sono stata conquistata dal Madloba (grazie in georgiano) Rouge 100 % Syrah, omaggio alla viticultura georgiana, l’invecchiamento avviene in qvevri – le loro anfore interrate – favorendo la struttura del vino e ammorbidendo i tannini: l’assaggio è strepitoso! Ps: anche il pavimento di casa lo ha trovato molto delicato, la bottiglia si è inesorabilmente arresa alla fatica del viaggio di rientro… da ricomprare e riassaggiare ancora.
Lunedi 3 aprile concludo la mia esperienza veneta all’Annual tasting di Wine Governo giovane distribuzione di soli vini Veneti. Il nuovo Hub a Ponte di Mossano (VI) è stato prontissimo ad ospitare i produttori a catalogo.
Tante novità, graditi riassaggi e chiacchierate interessanti.
Conoscevo Matteo Bisol da Instagram, invidiosa di non aver mai potuto partecipare ad uno dei suoi eventi di degustazione, facendo due chiacchiere Matteo mi ha raccontato del suo progetto di Monban nato con l’obiettivo di produrre vini con il minimo intervento in Valdobbiadene con vigne a 200 metri sul mare di circa 50 anni. Ho assaggiato la sua Glera ferma “Questo non è”: 3 giorni di macerazione con fermentazione spontanea in acciaio, vino dal grande equilibrio imbottigliato senza bollicine, un vino tranquillo, elegante e gentile come il produttore. “Questo Neanche “ : sempre glera ma rifermentata con l’inserimento del mosto e per concludere “Il rosso“ 100% marzemino fermentazione e affinamento in vetroresina fruttato, caldo. Una novità per me ma che entra di diritto nella mia cantina.
E ho riassaggiato il Soave a catalogo, quello di Cantina Martinelli. L’azienda ad oggi conta su 2 ettari di vigneto su terreno basaltico, vulcanico di grande mineralità: sulla Collina di Fittà i cru di Garganega, di quasi 70 anni, sono circondati da un bosco grande riserva idrica per le viti. Ho riassaggiato “Il G. gigante 2021”, 100% Garganega con fermentazione e affinamento in cemento e acciaio: minerale e fresco. Il “P. Pantagruele 2018” 100 % Garganega selezionata in base alla qualità delle uve, fermentazione e affinamento in cemento e acciaio come per il G quindi lungo riposo in bottiglia (2-3 anni): un vino con corpo, l’espressione dell’evoluzione della garganega. “N_ NEANDERTHAL” 100 % garganega diraspata a mano con una lunga macerazione fino a 6 mesi in anfora prima dell’imbottigliamento e ancora un passaggio in legno per poi essere blendata con la garganega delle vendemmie precedenti: al gusto risulta complesso con struttura tannica ma una bella beva. E la novità il “ T_ Troian Horse” l’ibrido della valpolicella: blend di Corvina , Corvinone, Rondinella tipiche della valle veronese blendate con cabernet Franc e merlot vinificato con macerazione carbonica: un vino che si distacca dall’idea di valpolicella classica, super facile dalla beva succosa da bere fresco. Sempre la certezza veneta.
E dalla provincia di Verona, a quella di Padova con Rarefratte che dal 2012 imbottiglia il prodotto delle vigne che ha dislocate tra le colline di Breganze. La vocazione del produttore è volta al recupero di varietà autoctone come Gruaja, Ottocai, Pedevenda, Sciampagna, Groppella e Vespaiola con un approccio puramente minimalista. Ho degustato “8-cai” 100 % Ottocai qualche giorno di macerazione e fermentazione in cemento dove affina: al naso risulta abbastanza floreale, mentre in bocca agrumi con un bel mix tra polpa e acidità. La Pedeveska, (Pedevenda vinificata in omaggio alla Vitoska carsica), viene vinificato con 6 giorni di macerazione sulle bucce: vino dal grande equilibrio tra tannino e acidità, teso. Essenziale. Il carso in Italia che mi mancava ma sicuramente riassaggerò.
Tornata a casa da quasi 20 giorni scrivere e ripensare ai giorni di fiere mi fa sorridere, sopravvissuta (forse) ai giorni intensi veneti tra fiere, eventi collaterali, grandi conferme, persone nuove che mi hanno dato fiducia.
La community del vino curiosa e appassionata è quello che mi piace e a cui voglio appartenere.
Ciao Veneto,
Ciao Verona,
Sono sopravvissuta (forse)!